«Quella guerriglia? Voluta dagli americani»

Alfonso Gianni, allora in piazza, a distanza di sei anni lancia nuove accuse

da Roma

Alfonso Gianni, come sottosegretario di questo governo, già «alter ego» di Bertinotti, e fautore dell’ingresso dei movimenti nella politica istituzionale, dovrebbe essere arrabbiato dello schiaffo sulla commissione per il G8.
«Assolutamente sì».
Uno smacco per Prc.
«Non solo: ricordiamoci che a Genova c’erano la Fiom, tante associazioni di volontariato, settori dei Ds, insomma una sinistra vasta e ampia. Il popolo della sinistra che ha contribuito in maniera determinante alla vittoria elettorale».
Un impegno sancito nel programma e non tenuto nel debito conto.
«Ok, un pugno nell’occhio».
Fuori nomi e cognomi.
«Non c’è ombra di dubbio che settori centristi si appendono a ogni tema per preparare la crisi di governo. Cercano ogni occasione buona: pensioni, precariato, il G8...».
Ma questa del G8 vi tocca tre volte tanto.
«Come gli altri temi importanti che toccano la vita della gente. Ma andrebbe forse spiegato perché la commissione sul G8 è un tema così significativo...».
Lei c’era, nei tre giorni infuocati di Genova.
«Sì, e proprio essendoci stato in prima linea, avendo trattato con i poliziotti in mezzo alla strada per evitare disastri, mi sono venuto convincendo che esisteva una eterodirezione delle forze dell’ordine».
La solita storia di Fini in questura.
«No, quella era propaganda. Una finta. Dico che la polizia rispondeva a dettami internazionali, non ho dubbio alcuno. Ed è questo che fa saltare i riflessi condizionati di alcuni esponenti della maggioranza».
Dunque chi dirigeva le danze?
«La direzione era Oltreoceano. Questo è uno degli aspetti più interessanti e inquietanti. Altrimenti non si spiegherebbe il comportamento caotico e feroce delle forze di polizia, che a un certo punto non rispondevano più ai comandi di nessuno».
È sicuro di quanto afferma?
«Guardi, ero fianco a fianco di Bertinotti, nel corteo. Ricordo la fatica che incontravamo noi stessi a trovare qualche dirigente di polizia in grado di assumersi una qualche responsabilità».
Aspetti inquietanti che la commissione potrebbe mettere in luce, sostiene.
«Certo, un aspetto rilevante perché mette in gioco la sovranità del Paese. Il G8 d’altronde non era una riunione di Confindustria e vigevano evidentemente accordi internazionali».
Ma se ci sono questi interessi occulti, la commissione non si farà mai.
«Noi abbiamo chiesto un pronunciamento aperto del premier e credo che in aula nessuno se la sentirà di avanzare nei confronti del governo una dichiarazione aperta di infedeltà».
Non è che vogliono spingere la sinistra radicale ad aprire la crisi?
«C’è il sospetto che si sommino varie motivazioni. Lo sfilacciamento è evidente».
Rifondazione invece è salda?
«Il Prc è molto responsabile, e la nostra linea è molto chiara. Vogliamo che ci sia una caratterizzazione sul versante della pace e dell’economia...».
E se poi il governo cadesse in uno di questi incidenti di percorso?
«Ne prenderemmo atto. Ma per questo vogliamo anche impegnarci per arrivare a una riforma elettorale seria, perché sarebbe irresponsabile tornare al voto con queste regole».


Non c’è il rischio che vi troviate con le spalle al muro, in difesa di questo governo?
«Vogliamo portare avanti questa esperienza di governo finché è possibile perché siamo responsabili».
Per questo, magari, tirano tanto la corda. Fino a che punto reggerete?
«Fino a che punto non si può mai predeterminarlo. Ma non resteremo con il pezzo di corda in mano, questo è sicuro».

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