QUELLI CHE TIFANO PER IL TERREMOTO

Tra un po’, vedrete, arriveranno a gridare «forza terremoto». Arriveranno a compiacersi nel vedere le tendopoli riempirsi di nuova paura. Arriveranno a sperare in una vera scossa, tanto per far contento D’Alema, sebben che sia fuor di metafora. Che ci volete fare? Si sono messi in testa che questo G8 deve fallire. Si sono messi in testa che l’Italia deve far brutta figura. Proprio non va giù alla sinistra repubblicona che, nonostante il loro impegno, al vertice internazionale possa filar tutto via liscio come la testa di Minzolini. Così si aggrappano ai sismografi, ultima speranza di disgrazia prossima ventura. E finiscono per tradire l’attesa del crollo. Se non di Berlusconi, almeno dell’Abruzzo.
Da due mesi non si fa altro che indicare la data dell’8 luglio come quella dello showdown. Si attende che scatti la Grande Trappola. Tutti parlano della Grande Trappola. Tanti si danno da fare per preparare la Grande Trappola. Prima ci hanno provato con Noemi, ma non sono arrivati da nessuna parte. Poi ci hanno provato con i voli di Stato, ed è finita con l’archiviazione. Quindi hanno tirato fuori un po’ di foto con Topolanek al vento, ma non hanno convinto nessuno. E anche la D’Addario ha mostrato di essere quella che è: teste non proprio attendibile e comunque assai ricattabile (da chi? Come?). Risultato: da due mesi stiamo parlando del nulla. Ne parliamo molto, si capisce. Ma resta quel che è: il nulla.
Infatti, nonostante i grandi sforzi messi in campo da Repubblica e dai suoi fratelli, siamo arrivati al G8 senza nessuna scossa, dalemianamente parlando. Il paventato avviso di garanzia formato juke box (insert coin) non è saltato fuori, almeno fino al momento in cui scriviamo (non si sa mai). E i Grandi della Terra, che qualcuno aveva ipotizzato potessero disertare il vertice, si presenteranno tutti con puntualità brianzola (o cinese), con tanto di first lady al seguito. Altro che febbre diplomatica scatenata dal virus Villa Certosa...
Ma a voi non pare una situazione surreale? Prima Repubblica getta fango sul premier italiano, poi dice che i Grandi della Terra sarebbero in imbarazzo perché il premier italiano è infangato... Mah. Dev’essere lo stesso criterio per cui il quotidiano fondato da Scalfari ieri, dopo l’ennesimo attacco della stampa estera a Berlusconi, titolava: «Berlusconi attacca la stampa estera». Che è un po’ come dire che il punching ball ha tirato un uppercut a un pugile... Che ci volete fare? C’è una parte di Paese che sta sperando in tutti i modi che il suo Paese faccia una figuraccia internazionale. Non stanno più nella pelle, non si tengono, come sedicenni al loro primo incontro amoroso, perdono la testa nell’attesa un po’ masochista di perdere la faccia.
È proprio così: se leggete i giornali e se ascoltate certi discorsi alla D’Alema, vi accorgerete che gira per l’Italia questa attesa spasmodica della catastrofe, questo desiderio dell’incidente, una spirale di incomprensibile masochismo autodistruttivo. I quotidiani stranieri, specialmente quelli manovrati da Murdoch, ci sguazzano. E annunciano costantemente l’uscita di nuove foto o nuove bombe o nuovi scoop. Sarà. Aspettiamo di vedere quel che finora non abbiamo ancora visto. Con un dubbio: se gli scoop ci sono da quando in qua la stampa li annuncia, anziché farli? E perché organizzare uno stillicidio di notizie, un crescendo rossiniano di spazzatura, che culmina proprio nel G8? I grandi maestri del giornalismo anglosassone sono ancora interessati alle notizie (che si pubblicano quando ci sono) o preferiscono partecipare ai complotti (con foto o presunte foto a orologeria)?
«Gli scandali, anche se non ci sono, si fabbricano», mi ha detto uno che la sa lunga. Può essere. Tutto può ancora succedere. Ma potrebbe anche succedere, come è successo finora, che il grande sforzo non produca nulla. Potrebbe anche succedere che la Grande Trappola faccia cilecca un’altra volta, come su Noemi, come sui voli di Stato. E allora che resterà ai sognatori di sventura? L’assalto dei no global, che stanno caricando le loro polveri un po’ bagnate per creare una nuova Genova. E, se falliranno anche loro? Eccola lì, l’ultima drammatica spiaggia: il terremoto.

Avanti popolo, alla scossa: forza sisma. Ma come sono caduti in basso: una volta sognavano la felicità per tutti, ora si limitano a sognare l’infelicità degli altri. Addio Marx, non restano loro che Zappadu e il quarto grado della scala Richter.

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