"Questi palazzi non reggono il peso" E ottanta famiglie perdono la casa

Realizzati nel 1984, i palazzoni popolari di Quinto Romano sono stati dichiarati "pericolanti". Due edifici saranno sgomberati entro ottobre e ricostruiti. L'assessore Verga: "Eredità di grossi errori fatti in passato, troveremo un alloggio per tutti"

"Questi palazzi non reggono il peso" 
E ottanta famiglie perdono la casa

Raccontano di sentire le pareti scricchiolare durante la notte. Di scoprire, ogni giorno, nuove crepe lungo i muri. Di quel pavimento in cucina che ondeggia come una molla sotto i loro piedi. Gli inquilini delle torri di via Sergio Tofano - civico 5 a Quinto Romano - vivono dal lontano 1986 in edifici definiti «pericolanti» da una perizia tecnica effettuata 13 anni fa da un pool di ingegneri. In palazzi popolari che, solo vent’anni fa, sono stati costruiti male, perché non in grado di reggere il peso di dieci piani e un totale di 50 appartamenti.
Il risultato è che, specialmente ai piani più bassi, case e pianerottoli sono attraversati da lunghe crepe. Come compressi sotto il peso dell’immensa torre di cemento. Per questo, otto anni fa, uno dei tre edifici è stato sgomberato e completamente ristrutturato. Adesso è abitato da tre famiglie. In attesa che altri 47 nuclei - in particolare anziani con problemi di salute - le raggiungano. Le altre due torri dovranno essere evacuate entro ottobre, demolite e costruite ex novo. Le persone che ci vivono, grazie all’appoggio del Comune - proprietario degli immobili -, potranno trasferirsi in altre case popolari a loro scelta.
Nonostante questo, temono per il proprio futuro. «Vivo qui da 22 anni - dice Luciana Rosano -, sono invalida per il 75 per cento e mio marito ha grossi problemi di salute. Abbiamo subito danni morali e materiali che nessuno pagherà mai». Frutto di una pesante eredità, che l’attuale amministrazione comunale è ora costretta a raccogliere. «Sono il primo a essere arrabbiato - assicura l’assessore comunale alla Casa, Gianni Verga -. A tutti i residenti abbiamo garantito un altro alloggio. Il piano di mobilità è stato concordato con le famiglie e i sindacati, con i quali è stato firmato un protocollo. Lo scorso anno abbiamo anche inaugurato lo “Spazio abitare“, per offrire a tutte le persone coinvolte informazioni e un servizio di accompagnamento».
Ma per adesso, giorno dopo giorno, gli inquilini delle torri devono fronteggiare l’emergenza. «Il pavimento del balcone si è improvvisamente sollevato due anni fa - racconta Gabriella Zontini, che abita all’ottavo piano -, allora l’ho rivestito con dei cartoni e ricoperto di nastro adesivo». Le fa eco Vittorio Sgarra: «Casa mia è piena di crepe. L’appartamento vicino, particolarmente compromesso, è stato evacuato da tempo. Il balcone è diventato il nido di decine di piccioni che sporcano, fanno rumore e portano malattie». La lista dei disagi è lunga. «L’ascensore si blocca di continuo - dice Maria, la custode -, all’ottavo piano il marmo che lo circonda si è spaccato.

Una delle inquiline lo ha rivestito di nastro adesivo, ma abbiamo paura». «Dopo tanti sacrifici, decine di cambiali firmate siamo costretti a lasciare le nostre case - conclude un’altra signora anziana -. E a trasferirci lontano dal luogo in cui abbiamo costruito le nostre vite».

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