Rabbia e sgomento, una morte assurda

E adesso a Palestrina e San Cesareo è il momento del dolore. Sarà la confessione dell’autista che ha speronato l’auto dei carabinieri ieri mattina a chiarire la dinamica dell’inseguimento finito tragicamente, o la testimonianza del suo commilitone Francesco Denaro a farlo. Ma questo, adesso, conta poco per chi conosceva l’appuntato Roberto Sutera ed è stato travolto dalla notizia della sua scomparsa ad appena 37 anni, con due figlie ancora piccole (3 e 9 anni).
Ci sono tre mazzi di fiori davanti alla caserma di San Cesareo in cui prestava servizio da qualche mese l’appuntato. Un suo collega ha lasciato scritto sul bigliettino solamente «servi del dovere». Un dolore muto davanti alla caserma. In molti in piazza ricordano quel «bel ragazzo moro, con la barba che veniva a prendere il caffè con i colleghi». Stesso identico sconcerto a Palestrina, dove Sutera viveva con la compagna e la figlia più piccola, e nel centro ippico di Olmata che aveva aperto con alcuni amici. «La sua famiglia era di origine siciliana - ricordano al maneggio - e i cavalli aveva cominciato ad amarli da quando se ne era occupato per i carabinieri. Quando poteva veniva qui con la sua bambina perché questa era la sua grande passione».
Entrato nell’Arma nel 1991, dopo essersi diplomato in Ottica all’istituto professionale Europa a Roma, Sutera si era avvicinato all’equitazione prestando servizio nel reparto dei carabinieri a cavallo della Capitale a Tor di Quinto. Lì aveva imparato a curare i cavalli e a prepararli per le gare che si tenevano in tutto il mondo. Aveva lavorato più tardi a Poli e a Cave fin quando, nel marzo scorso, era arrivato al nucleo operativo della compagnia di Palestrina. «Era un militare attivo e presente, sempre alla ricerca di nuove emozioni - è il ricordo del comandante del reparto territoriale di Frascati Marco Minicucci -. Quello che è successo dimostra generosità per il suo lavoro. Era un ragazzo volenteroso e dedito al lavoro».
«A Roberto piaceva fare il carabiniere ed era uno che non si risparmiava mai - racconta con la voce rotta dall’emozione Pio Chiapparelli, padre di Katia, la compagna di Sutera - era sempre disponibile con tutti. Quando poteva tornava sempre al maneggio e anche a Palestrina ne aveva aperto uno per insegnare ad andare a cavallo ai bambini. Anche ieri (martedì Ndr) ha passato tutto il pomeriggio lì con la figlia e un nipotino. La bambina ancora non lo sa ma anche se è piccola crediamo che sia giusto dirle che suo papà non c’è più».
Dalle ore 11, sarà allestita la camera ardente nell’istituto di medicina legale dell’Università La Sapienza. Nel pomeriggio, alle 16 precisamente, i funerali nella parrocchia del Santissimo Sacramento, in largo Agosta, nel quartiere Prenestino, dove abitano i genitori. «Ho saputo stamattina alla radio di un incidente accaduto a un carabiniere - ha ricordato il parroco di Sutera, padre Franco uscendo dall’obitorio comunale del Verano - ma non avrei mai pensato che si trattasse di Roberto.

Ci saremmo dovuti incontrare domenica sera per una cena ma poi è saltata perché lui era in servizio. Non avrei mai pensato che il nostro ultimo appuntamento sarebbe stato qui. Celebrerò io i funerali di Roberto. Lo ricorderò come un uomo buono, introverso, con lo sguardo mite».

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