La raccolta è rimasta sulla carta Bassolino lascia Napoli tra i rifiuti

Manca lo smaltimento. Fi: «Ora al Comune costa 8 milioni l’inattività della Iervolino»

Carmine Spadafora

da Napoli

Migliaia di tonnellate di rifiuti giacciono non raccolte da almeno una decina di giorni, nelle strade di una settantina di comuni del Napoletano, in particolare, nel Vesuviano e nel Nolano. Pare che la spazzatura partenopea, vada particolarmente d’accordo con il caldo: il binomio, infatti, rappresenta una miscela esplosiva, per la salute di oltre due milioni e mezzo di abitanti. Una storia che si ripete ormai da almeno una dozzina di anni.
Ma, è un film già visto, anche le proteste inscenate da chi, di vivere tra i cumuli, proprio non ne può più: i binari della Circumvesuviana di Torre del Greco sono stati bloccati per ore nei giorni scorsi da centinaia di manifestanti mentre a Torre Annunziata, i commercianti del centro hanno fatto una serrata. E poi, blocchi stradali, rifiuti e cassonetti dati alle fiamme.
Tutto è cominciato una ventina di giorni fa, quando, l’impianto di «Cdr» di Tufino, adibito alla produzione di combustibile da rifiuti, ha esposto il cartello «tutto esaurito». Le strade sono state invase dall’immondizia: cumuli larghi anche 7-8 metri e alti 3, sono riapparsi soprattutto nelle strade di Marigliano, Torre del Greco, Portici, nella penisola sorrentina e tanti altri comuni ancora.
A Napoli, l’emergenza non c’è ancora ma, la spazzatura fa parte del paesaggio, a prescindere dai siti saturi oppure no: anche ieri, tanto per fare un esempio, il cosiddetto «biglietto da visita» della città, ovvero la Stazione centrale, era un tappeto di schifezze di ogni genere, con le quali devono convivere, non soltanto gli automobilisti, i pedoni e i viaggiatori ma, anche le centinaia di diseredati - napoletani ed extracomunitari - che «abitano» la zona della Ferrovia.
Perché l’impianto di Tufino ha chiuso? La risposta va cercata nella mancata efficacia della raccolta differenziata, tanto reclamizzata dal presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino. Il servizio non è mai partito e i termovalorizzatori restano un sogno. «Venendo a mancare un ciclo completo del trattamento dei rifiuti, ecco che gli impianti di Cdr scoppiano», spiega l’onorevole Paolo Russo, di Forza Italia, ex presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
L’azzurro fa nome e cognome dell’autore di questo sfascio. «La responsabilità istituzionalmente ricade sulla Regione Campania che, con il suo presidente, Antonio Bassolino, ha avuto anche l’opportunità di risolvere questa vicenda, con poteri e risorse straordinarie. Il fallimento è tutto lì».
L’onorevole Russo si dice poco fiducioso che Napoli e la Campania, possano uscire da questa situazione che ogni giorno che passa, si fa sempre più drammatica. «Lo strabismo continua perché da una parte viene chiesta la conclusione del commissariato straordinario e d’altra parte si costruiscono ulteriori pletoriche commissioni mangiasoldi, per consulenti amici, che nulla hanno a che vedere con la pratica corretta di un ciclo integrato dei rifiuti».
L’impianto di Tufino, potrebbe riaprire nei prossimi giorni ma, non potrà contenere la stessa quantità di spazzatura che fino a poche settimane fa riusciva a sopportare. Per dargli «respiro», sarà necessaria la riapertura di almeno 2 o 3 siti ma i sindaci dei comuni dove risiedono queste discariche, candidate a dare una mano al Cdr di Tufino, non ne vogliono sentire parlare. Lo hanno fatto presente durante un incontro che si è tenuto nei giorni scorsi con il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso e con il Commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, Corrado Catenacci.


L’onorevole Russo, tornando sul discorso della raccolta differenziata, lancia un allarme. «I cittadini di Napoli, grazie alla incapacità dell’amministrazione Iervolino, saranno costretti a pagare 8 milioni di euro l’anno, per il mancato avvio della raccolta differenziata».

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