Black Sabbath, Nirvana, Police, bastano poche canzoni a qualsiasi ora del giorno e della notte per capire quale sia il «core business» di Virgin Radio: è il rock. Non è una novità, visto che trasmette dal 2007 ed è tra le più ascoltate d'Italia.
Ma oggi i palinsesti della radio diretta da Ringo (foto) hanno un significato e un valore diverso rispetto a prima. Sono espressione di una identità in un mondo radiofonico che ha sempre meno identità, che appare omogeneo e conforme come quasi mai accaduto nella storia di questo media. Tutti trasmettono tutto, seguendo mode che si replicano con una frequenza assillante. Per carità, niente di male, la radio di flusso deve aggiornarsi continuamente altrimenti perde la propria ragione sociale. Ma il conformismo non è l'unica via possibile. Le radio possono diventare anche «radio di opinione», capaci cioè di essere decisive per il mondo musicale di riferimento e, di conseguenza, per tutto il resto.
Spieghiamoci. Virgin è rock e tantissimi eventi, dischi, tour rock sono seguiti o sponsorizzati da Virgin, che è l'anima ribelle di Radio Mediaset. Nel rock, Virgin fa opinione. E la sua playlist conferma una ricerca che sa calibrare l'inevitabile, gigantesco repertorio del passato con le novità, peraltro sempre più rare.
Ma il valore aggiunto oggi è anche un altro: quello «didattico». Più passa il tempo e più Virgin aiuta anche i giovanissimi (orrendo chiamarli Centennials) a capire da dove arrivi la nuova musica che oggi ascoltano nelle proprie playlist su Spotify.
Con Virgin si capisce quali siano le fondamentali ispirazioni dei Måneskin, ad esempio, oppure da dove arrivi la valanga di campionamenti o rielaborazioni che ormai intasa quasi tutta la produzione rap o urban a corto di idee vincenti. Perciò, seppur in lieve calo, Virgin Radio ha oltre due milioni e mezzo di ascoltatori ogni giorno e forse sarebbe il caso di non sottovalutarli.
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