«Raitre sempre in soccorso della sinistra»

Il presidente della commissione di Vigilanza: «È stato leso il pluralismo»

da Roma

A lui l’intervista di Lucia Annunziata a Luca Casarini non è piaciuta. Mario Landolfi, presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla Rai, prende spunto dall’ultima puntata di Mezz’ora realizzata dalla giornalista su Raitre sul problema della base di Vicenza per porre il problema che più gli sta a cuore, quello del pluralismo informativo nel servizio pubblico.
Onorevole Landolfi, lei sta criticando il programma o il contenuto della performance di Luca Casarini?
«Che io non condivida la posizione di Casarini mi pare fuori da ogni dubbio...».
Dunque la critica è per la Annunziata?
«Guardi, l’esternazione di Casarini non mi avrebbe fatto nessuna impressione, se insieme a lui avesse presenziato e parlato un altro esponente...».
...di centrodestra.
«No, guardi, non era necessario. Bastava anche uno dei tantissimi leader dell’Unione che la pensano all’opposto di Casarini».
Invece?
«Invece, cosa che capisco meno, c’era un secondo ospite, il capogruppo dell’Ulivo al consiglio regionale di Vicenza, Achille Variati: un esponente della Margherita che si è dimesso in segno di protesta contro la base».
Vuole dire che la pensavano più o meno allo stesso modo?
«È fin troppo banale, parlare di una lesione formale e sostanziale del pluralismo, per via del mancato contraddittorio».
Spesso a Mezz’ora c’è un ospite solo...
«A maggior ragione, allora, se se ne invitano due, che almeno non abbiano la stessa idea. Ma vede, io non volevo fare un ragionamento burocratico, ma porre un problema politico».
Prego.
«A Raitre sono bravissimi».
Adesso è sarcastico?
«No, lo dico con sincera invidia professionale. È una rete che nei momenti critici della storia della sinistra riesce a toccare le corde profonde dell’immaginario del popolo della sinistra e a orientarlo nel senso voluto».
Quale?
«Faccio l’esempio dell’ottobre 1998, al momento della crisi del governo Prodi».
L’Annuziata non c’era.
«Ma la rete sì. E ricordo che misero in campo tutte le risorse che avevano per condizionare Rifondazione, che non votava la fiducia. Interviste, dichiarazioni di grandi personaggi, servizi...».
Raitre orienta?
«Custodisce la linea».
Ma in questo caso Casarini ha una posizione antigovernativa.
«Però, alla vigilia di una manifestazione difficile, questa intervista, che lo affianca a un altro esponente moderato, ma d’accordo con lui, esorcizza la minaccia dei disobbedienti».
Ovvero?
«Diciamo che in qualche modo istituzionalizza la protesta di Casarini. Rappresenta una posizione antagonista, ma che viene veicolata come una sfumatura: la rete offre una valvola di sfogo ai contestatori da sinistra».
La Annunziata non doveva intervistarlo?
«Ripeto, bastava invitare anche Mastella».
Cambiava molto?
«Altroché. Sarebbe apparsa tutta l’incolmabile distanza fra queste posizioni».
La Annunziata ha diritto a invitare chi vuole?
«Certo. E infatti io sto ponendo un problema più ampio. Nella Rai dell’Ulivo non esiste un giornalista di centrodestra che abbia un suo spazio di informazione».
Quelli dell’Ulivo citano Vespa.
«Ma sfido chiunque, dati alla mano, a dimostrare che abbia delle simpatie di parte. Sarà “equidistante”, o “equivicino”, come dicono, l’unica cosa certa è che è sempre imparziale, nei temi, nella scelta degli ospiti, nella rappresentazione delle posizioni».
Mentre il centrosinistra.
«Caspita: Annozero, Ballarò, Primo piano, Mezz’ora...».
C’è anche Moncalvo, come lo schiera lei?
«Confronti è una trasmissione raffinata, con ospiti variabili: ma Moncalvo non offre una cifra e un indirizzo politico».
L’ha mai invitata la Annunziata nel suo programma?
«Per carità, l’ultima cosa che cerco è un invito. Casomai posso suggerire un tema».


Cosa?
«Faccia una puntata sui “Dico” e inviti due leader, entrambi campani e di centrosinistra come Mastella e Pecoraro. Vedrà che lì di differenze ne trova quante vuole! Credo che su questo tema l’Ulivo ha fatto un pasticcio, la quadra non la troverà mai».

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