Rapporti con Israele. Una commissione al Senato accademico

La neorettrice dell'università Statale Marina Brambilla: "Più confronto. Il conflitto è oggetto di approfondimenti". Il rettore Elio Franzini: "Sì all'ascolto, no a prendere parti. Siamo nel pubblico"

Rapporti con Israele. Una commissione al Senato accademico
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Dopo l'occupazione lampo del rettorato (il 15 aprile), la terza dopo le irruzioni al Politecnico e alla Bicocca, i collettivi studenteschi della Statale hanno ottenuto un incontro con i rettori, l'uscente Elio Franzini che ha ancora davanti 159 giorni di «frequenza» e la neoletta Marina Brambilla. Insieme con altri atenei italiani, Torino, Bari, Firenze e Pisa, il movimento chiede lo stop delle collaborazione con le università israeliane e di non finanziare più la ricerca detta dual use per scopi civili e militari: segnali di condanna al disastro umanitario in corso. «Mentre stiamo parlando continuano a cadere bombe e proiettili - ha denunciato una studentessa palestinese - non si può chiamarlo ancora genocidio? È una strage ed è davanti agli occhi: 35mila civili uccisi, 15mila bambini». Martina, iscritta a Scienze internazionali ha aggiunto: «Chiediamo che il nostro ateneo prenda posizione e interrompa qualsiasi collaborazione con le industrie della guerra, da Eni a Leonardo, oltre all'esercitazione Mare aperto che coinvolge gli stessi studenti della Statale».

Il rettore Elio Franzini ha spiegato «di non prendere parti ma di voler ascoltare tutti»: «Siamo consapevoli del momento eccezionale, mi farò portavoce delle vostre richieste. È stato appena deciso in Senato accademico di istituire una commissione che prenda in esame gli accordi con i Paesi in stato di guerra o che abbiano violato diritti umani». E a chi gli ha chiesto di esporsi sulla complicità del governo nella guerra ha risposto che si tratta «di una situazione paradossale. Noi siamo - che piaccia o meno - una Università pubblica che risponde a poteri di carattere pubblico. Non ero d'accordo personalmente con il boicottaggio delle Università russe e l'ho detto ma anche quella è stata una scelta nazionale a cui noi ci siamo ovviamente adeguati perchè facciamo parte di un apparato di carattere nazionale».

Un ragazzo ha ricordato una delle lezioni di Franzini su Hannah Arendt e sulla de-responsabilizzazione delle istituzioni e sono arrivati gli applausi. Fischi, invece, allo studente di Scienze politiche che si è detto contrario a interrompere le collaborazioni con le università israeliane: «Se è vero che Hamas non è la Palestina, è anche vero che Israele non è Netanyahu, non tutti gli ebrei sono per la guerra».

Infine la neorettrice Brambilla ha rassicurato: «Manterrò sempre l'apertura al dialogo, ogni confronto poggia sempre sul rispetto delle varie posizioni. Sono favorevole ad aumentare le occasioni di confronto e non certo a diminuirle. Siamo anche un ateneo che fa oggetto di ricerca e approfondimenti su questi temi».

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