da Roma
L’attuale legge elettorale va migliorata e non è di certo una «legge barbara e incivile» come ha sostenuto il leader dei Ds. È necessario mantenere sempre il proporzionale e garantire il bipolarismo. No secco al doppio turno, e se il referendum è uno stimolo ad avviare, e in fretta, una riforma della legge, la parola va data al Parlamento. Saranno questi i temi principali dell’incontro che questa mattina i vertici di Fi terranno con Vannino Chiti, prima che il ministro dei rapporti con il Parlamento raggiunga Caserta. Ieri è stata una lunga giornata di incontri bilaterali tra tutti i partiti del centrodestra. Il primo faccia a faccia è stato tra Forza Italia e l’Udc. Nelle sede di via dell’Umiltà a Roma, si sono incontrati Rocco Buttiglione, Lorenzo Cesa e Francesco D’Onofrio con Sandro Bondi, Giulio Tremonti, Elio Vito e Renato Schifani. Entrambe le delegazioni hanno convenuto sulla inopportunità del referendum, come ha dichiarato Buttiglione alla fine dell’incontro. Anche se il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, aveva dichiarato in un’intervista sul quotidiano AffariItaliani.it di non temere il referendum, «come ha detto Chiti, il referendum deve essere una sollecitazione e non una ossessione». Si è parlato a lungo di quale riforma, e se per l’Udc Buttiglione ha sottolineato il proprio no al ritorno del collegio uninominale e un possibile sì al doppio turno, la discussione si è fermata sul modello tedesco, respingendo quello francese. Ma entrambe le delegazioni hanno evidenziato «la sostanziale positività dell’attuale sistema elettorale, certo bisognoso di miglioramenti».
Gli incontri si sono susseguiti sempre in via dell’Umiltà, anche con l’Mpa, il partito degli autonomisti di Raffaele Lombardo. Si è valutata la possibilità di modificare l’attuale legge in modo da evitare il referendum ed è emersa la comune contrarietà al doppio turno. Anche Francesco Nucara dei repubblicani ha sottolineato la forte contrarietà del suo partito al doppio turno, mentre i riformisti-liberali, con Benedetto Della Vedova e Marco Taradash, hanno esposto la loro posizione in qualche modo diversa dal resto della coalizione: sì al referendum e attenzione al modello spagnolo, che punta al bipartitismo più che al bipolarismo. Un ok all’attuale legge da parte di Mauro Cutrufo della Dc per le autonomie, purché venga aggiunta la possibilità del premio di maggioranza per entrambe le Camere e si inseriscano le preferenze. A fine serata attorno al tavolo la delegazione di An e di Fi. L’incontro si è svolto dopo che La Russa aveva annunciato di aver telefonato all’ex ministro leghista Roberto Maroni che si era lamentato di non aver ricevuto alcun invito al tavolo dell’incontro. Ma, dopo una serie di telefonate, l’impasse si è risolto con l’annuncio dell’appuntamento tra Lega e Fi questa mattina e subito dopo tra An e Lega. Le due delegazioni si sono trovate d’accordo «a migliorare l’attuale legge, a mantenere l’impianto bipolare e il premio di maggioranza». Entrambe hanno sottolineato che il referendum «è uno stimolo» e non ne va fatto alcun uso strumentale. Ottimista Bondi: «Le possibilità di trovare un accordo in Parlamento sono più alte».
Positivo il giudizio del centrosinistra sull’avvio di questi incontri «purché - ha sostenuto Marco Filippeschi, responsabile Ds del dipartimento Istituzioni - l’obiettivo sia di cambiare la brutta legge elettorale da loro stessi approvata».
Adesso prende il via il confronto bipartissan sulla legge elettorale auspicato giorni fa dallo stesso presidente Napolitano. Si vedrà in che modo il dialogo possa andare avanti. «Serve una moratoria intelligente, per capirsi, per scegliere un percorso condiviso utile a giungere ad un risultato», spiega Filippeschi.
Mentre nel centrodestra il leader di An Gianfranco Fini ribadisce che si devono «innanzitutto indicare soluzioni che possano rendere più forte ed efficiente la democrazia dell’alternanza. Se non sarà così, siamo pronti a sostenere il referendum».
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