La regola per far carriera: non avere regole

La regola per far carriera: non avere regole

I più idealisti pensano ancora che basti un bel curriculum. Che l’impegno e la determinazione paghino sempre. Che, al limite, sia sufficiente sfoggiare qualche bel sorriso. Che, insomma, sia esclusivamente il merito ad agevolare la carriera. Niente di più sbagliato. Il successo nel lavoro dipende da un mix di fattori niente affatto scontati. Bellezza, disponibilità, remissività e cura dell’aspetto fisico possono diventare fattori determinanti. Al pari del talento. Anche se, in qualche caso, possono anche trasformarsi in ostacoli invalicabili.
È il caso di Louise Mensch, 40 anni, deputata inglese eletta venti mesi fa alla Camera dei Comuni fra i Conservatori. In una recente intervista la deputata ha denunciato la discriminazione alla quale tutti i giorni è sottoposta a causa della sua avvenenza. «Il mio messaggio politico si perde fra considerazioni sul mio aspetto fisico e sul mio guardaroba», ha raccontato. Come a dire: in Gran Bretagna se una donna è troppo carina non viene presa sul serio. E non farà mai carriera. Ma non sempre la bellezza fa rima con sconfitta.
Una recente ricerca dell’Università della Florida ha infatti dimostrato che, indipendentemente da intelligenza e talento, chi è bello guadagna di più. Il segreto risiede nella maggiore autostima, che consente di ricevere più attenzione, e quindi ascolto, dai propri colleghi e superiori. E quindi di dimostrare una marcia in più anche in ufficio.
Esattamente l’opposto di quello che capita alle persone obese, che secondo i dati raccolti dall’Ocse nel rapporto «Obesity and the economics of prevention» guadagnano in media il 18 per cento in meno rispetto ai colleghi in forma. Va un po’ meglio negli Stati Uniti, dove fra grandi taglie e non la differenza di stipendio si aggira intorno al 2,5 per cento. Anche se, quando si parla di donne, la forbice sale a ben 22mila dollari in più ogni anno. Ma non è solo la bellezza a condizionare la carriera. Soprattutto per le donne un ruolo determinante è giocato dal carattere. Guai a comportarsi come gli uomini: nel mondo del lavoro vince sempre la femminilità. E così, uno studio condotto dalla George Mason University - in Virginia - ha dimostrato che per salire di grado occorre avere sempre un aspetto curato e femminile, accompagnato da un atteggiamento remissivo. Niente competizione serrata, atteggiamenti aggressivi e comportamenti intransigenti, dunque: sarebbero percepiti come antipatici e scostanti. Se una donna vuole fare carriera deve dimostrarsi dolce, comprensiva e il più possibile sorridente. Tutto il contrario di ciò che dovrebbero fare gli uomini. Per loro l’atteggiamento vincente altro non è che un mix di arroganza, antipatia e supponenza. A giungere a questa - inaspettata - conclusione sono i ricercatori dell’università americana di Notre Dame.
Analizzando la posizione di 10mila fra impiegati e dipendenti, hanno scoperto che i lavoratori più premiati sono quelli considerati odiosi dai propri colleghi.

Ma non è tutto, perché i dati dimostrano anche che gli antipatici e gli sgradevoli riescono a guadagnare il 18,31 per cento in più rispetto ai pari grado gentili. E cosa succede quando uomini e donne in carriera mettono al mondo un bambino? Niente paura, anche in Italia i bebè non sono più un ostacolo. Parola di Bankitalia.

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