Renata, da Emma a Emma Stoccata alla Marcegaglia

Passano i giorni e Renata Polverini resta la «prossima» presidente della Regione Lazio. Non ancora in carica perché l’insediamento è continuamente rinviato, innervosendo non poco la governatrice in pectore, che aveva promesso dopo la vittoria elettorale tempi brevi per mettersi al lavoro e ora si trova a far la parte del Pinocchio senza averne colpa. L’attesa proclamazione da parte della Corte d’Appello non arriva (proprio non c’è feeling tra i giudici e il centrodestra) e ciò prolunga quello spiacevole clima da festa che si trascina stancamente. «L’insediamento? Stiamo aspettando, penso ci sarà in questa settimana», ha detto ieri Polverini rispondendo alle domande dei giornalisti dopo una visita all’ospedale San Gallicano di Trastevere.
Tutto tempo perso? Beh, no. Da un lato infatti proseguono le grandi manovre per mettere a posto tutte le caselle della giunta cercando di rispettare quegli equilibri all’interno del Pdl e della coalizione elettorale (che comprende anche lista civica, Udc e La Destra) che tutti smentiscono nel momento stesso in cui cercano di portare a casa il bottino più ricco. Dall’altro Polverini non si ferma e continua a occuparsi soprattutto di sanità. Ieri l’ex sindacalista ha partecipato a una riunione operativa privata nel corso della quale si è cominciato «a trasformare - parole sue - il programma elettorale in piano di rientro».
Prima, proprio nel corso della visita al San Gallicano, Polverini aveva messo un po’ d’ordine nell’agenda sanitaria regionale, elencando le priorità: prima di tutto sanare i conti in rosso delle Regione in tre anni, senza chiedere risorse aggiuntive al governo. E questa è una risposta forte e chiara alla presidente di Confindustria Marcegaglia (da Emma a Emma, è il destino di Renata), che aveva accusato Calabria e Lazio di aver battuto subito cassa a Palazzo Chigi. «La Marcegaglia è stata male informata - replica Renata -. Quando parlo di rinegoziare il piano di rientro non voglio mettere in discussione il debito ma intendo rientrare con modalità differenti da quelle utilizzate finora, senza andare a chiedere risorse a Palazzo Chigi».
Altri obiettivi da raggiungere sono innanzi tutto l’abbattimento dei tempi delle liste d’attesa, da realizzare mettendo in rete tutte le strutture in un sistema di prenotazione e mantenendo «aperti tutto il giorno servizi come analisi e diagnosi»; e poi la stabilizzazione dei precari da finanziare tagliando altrove: «Ci sono tante consulenze che non servono a nulla, ci sono stipendi di dirigenti che possono essere decurtati e c’è un capitolo che riguarda le spese di rappresentanza del presidente della Regione che mi sembra oggettivamente eccessivo».
Solo demagogia? Staremo a vedere. Polverini sembra credere a una vera rivoluzione.

Per affrontare e vincere la quale vuole essere affiancata da due squadre di consulenti, una per guarire il bilancio e l’altra per guarire i laziali: «I tecnici, che metteranno mano ai conti in rosso e gli specialisti, che orienteranno le scelte alla luce dell’esperienza medico-sanitaria maturata sul campo». Per quest’ultima équipe c’è già un nome pronto: è quello del direttore generale del San Gallicano Aldo Morrone, che presterà il servizio a titolo gratuito.

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