RomaRammarico e attesa. Rammarico per la mossa a sorpresa dellUdc, che rischia di riconsegnare la Puglia in mano al centrosinistra. Attesa per una «exit strategy» che potrebbe ancora rimescolare le carte e su cui a livello locale si sta già riflettendo. Cè in ogni caso irritazione, nel Pdl, perché «se il cerino in mano doveva rimanere a Casini, adesso ce labbiamo noi». È un dato di fatto che lappoggio centrista allex ministro di An e sindaco di Lecce, Adriana Poli Bortone, nella corsa alla presidenza della Regione Puglia, smonti in parte i piani pidiellini. E per certi versi pure quelli di Silvio Berlusconi, «irritato» con Casini e con i suoi («che bel capolavoro!») e mai del tutto convinto - raccontano - della necessità di accelerare sul nome di Rocco Palese, su cui invece il partito ha dato il via libera. Un via libera - questo si contesta in primis a Raffaele Fitto - che sarebbe avvenuto «troppo in anticipo». Prima, cioè, dellesito delle primarie vinte da Nichi Vendola. Una «forzatura inutile», si sbotta tra gli ex azzurri, per un accordo con lUdc saltato allultimo momento. Accordo che, secondo i centristi, sarebbe suonato più o meno così: «Aspettiamo lesito delle primarie, poi ci sediamo a tavolino e proviamo a trovare una soluzione che vada bene a tutti».
Ma come è andata davvero? Partiamo dai fatti. È domenica, ora di pranzo, quando la Poli Bortone consegna alle agenzie la sua «apertura» nei confronti di Stefano Dambruoso: «Se il Pdl proponesse la sua candidatura, sarei a servizio di questo progetto». Abboccamento chiaro, a cui il magistrato risponde qualche ora dopo: «Se dovesse trattarsi di una scelta condivisa in seno al Pdl, ancora oggi ribadisco la mia disponibilità a rappresentarlo». Sembra fatta. Ma in serata, i coordinatori del Pdl, sentito Berlusconi e dintesa con i vertici pugliesi e Fitto - recita la nota ufficiale - «designano» Palese qualche candidato alla corsa di governatore.
Qui le versioni divergono. La prima parla di un Casini infuriato per il mancato rispetto dellaccordo. E che, «quasi in nottata», avrebbe contattato e convinto la Poli Bortone per «ribaltare» la partita. «Non è andata assolutamente così», si replica però nel Pdl. Fitto lo spiega a chiare lettere: «Domenica cera ancora la disponibilità da parte di tutti a fare un passo indietro, ma questa è venuta meno proprio dalla Poli Bortone». Le sue «chiare affermazioni» in merito allappoggio a Dambruoso, aggiunge il ministro, in realtà si sono dimostrate «proposte tattiche, non veritiere, per allungare il brodo». Conferma Ignazio La Russa: «Sono stato io a chiamare la Poli Bortone e a dirle che se alleanza voleva dire convergenza sulla sua persona, non cerano le condizioni sul territorio. Ma le ho detto se vuoi cè una rosa di candidati, possiamo discuterne insieme. Mi ha chiesto due ore di tempo e poi ha detto i miei mi hanno detto che devo essere per forza io la candidata». Sarebbero passati giorni, con un Pdl «destabilizzato per mano di Casini» - inquadra un ex azzurro - dalla candidatura di chi «ha sparato di continuo contro il governo e la Lega, votando no pure sul federalismo fiscale e sul processo breve», tanto per capirci.
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