LA RETTA VIA DEL CARROCCIO

Umberto Bossi è un leader capace di sorprendere amici ed avversari. Il suo linguaggio è sempre stato duro, la sua politica fine. Nelle parole che ha consegnato ad Adalberto Signore non si smentisce e prospetta il senso della presenza e del ruolo che la Lega può svolgere in questa tormentata stagione italiana. Forse può colpire la cancellazione di una parola - la secessione - che al Carroccio ha procurato più guai che vantaggi, ma sappiamo che quella bandiera in passato è stata sventolata soprattutto come un gesto a metà tra il mercantile e l'utopia, riflettendo l'identità di una forza nata per esprimere una rivolta sociale e, nello stesso tempo, per realizzare una riforma dello Stato. Così come può colpire l'atteggiamento favorevole alla missione in Libano, che segna una discontinuità nella visione della presenza italiana nei punti di crisi globali.
In realtà l'importante è il senso complessivo del ragionamento di Bossi. Che ci ricorda, in primo luogo, che il Carroccio è una forza pienamente costituzionalizzata e che le sue proposte e i suoi obbiettivi restano nell'ambito di un patto nazionale. Non si tratta solo del risultato di cinque anni passati al governo. Andando più indietro nel tempo, si può vedere che il suo intero percorso nell'assetto bipolare non ha mai travalicato, nella sostanza, alcun limite dell'assetto istituzionale e della convivenza democratica. Ma oggi c'è qualcosa di più. C'è il rifiuto di cadere nella tentazione, spesso facile, di scommettere sul radicalismo nel momento in cui ci si trova all'opposizione e c'è al contrario la consapevolezza della necessità di restare interamente nel gioco politico, non come piccolo gioco, ma come grande sfida. C'è poi un messaggio nitido, rivolto a coloro che un po' frettolosamente da tempo hanno visto l'apertura di un vuoto in quell'area, non solo geografica, dove per anni la Lega ha rappresentato le istanze sociali e culturali di una contestazione contro le distorsioni e le inefficienze dello Stato. Questo messaggio dice che quel vuoto non c'è e che, al contrario, resta il forte progetto di puntare sull'autonomia di regioni come la Lombardia e il Veneto e di contribuire da lì, da quella porzione importante di Pil, alla riforma italiana. Si tratta di un progetto che è, da sempre, una costante del centrodestra. E oggi Bossi avverte appunto che la Lega non rinuncia ad essere un soggetto attivo dello schieramento con cui ha condiviso, anche in modo polemico e conflittuale, un lungo cammino.
Nella stagione bipolare, il Carroccio è stata una forza politica contro cui sono state esercitate forme di vero e proprio mobbing. Talora, soprattutto negli ultimi cinque anni, fra gli stessi alleati non è mancato un atteggiamento di ostilità manifestato più attraverso i pregiudizi che con contestazioni politiche.
Oggi le forze che si oppongono al governo Prodi, di fronte alla stagione della Lega che Bossi ha enunciato, commetterebbero un errore se non facessero i giusti conti con questa novità, non vedendo nel Carroccio un soggetto forte e indispensabile del quadro politico.

Le parole consegnate al Giornale sono una risorsa per l'intero centrodestra, per l'innovazione italiana, per la costruzione di un'alternativa all'Unione e sarebbe un ragionamento politico asfittico interpretarle con la semplice chiave dell'appoggio a questa o a quella leadership della Casa delle libertà.

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