A Rho «guerra del carrello» tra zingari e pensionati

Una guerra subdola, sorda, silenziosa, senza esclusione di colpi combattuta fra diseredati, fra poveri «vecchi», in tutti i sensi, e nuovi poveri. E in questo periodo di feste va in scena più che mai. Tutti i giorni nei parcheggi dei supermercati di Rho, dove per riportare a posto un carrello della spesa, ovviamente vuoto e quindi con la possibilità di recuperare la moneta contenuta, si è disposti ad affrontare aspri duelli e a subire insulti, sputi, pugni e calci. Nonostante i capelli bianchi, nonostante la palese indigenza. L’ultimo episodio, ma solo in ordine di tempo ovviamente, qualche sera fa nel piazzale dell’Esselunga, nel quartiere Stellanda, appunto a Rho.
«Zingari e rumeni detengono il monopolio di questa pratica – raccontano alcuni avventori - e quando ti rifiuti di lasciar loro il carrello da riportare indietro, magari ti fanno dispetti, come segnarti l’auto o spezzarti il tergicristallo. Se invece il carrello lo dai davvero, ma a uno dei tanti pensionati italiani che stazionano in questo parcheggio e che ti spezzano il cuore, quasi sicuramente poi scoppia la lite e come niente volano insulti e botte».
Già, perché chi vive di pensione al minimo, per zingari e stranieri è già più fortunato, e quindi non deve permettersi di rubargli il potenziale euro contenuto nella feritoia del carrello. Due sere fa questa guerra tra i poveri ha mietuto due nuove «vittime»: Nicola di 74 anni e Salvatore di 69. entrambi rhodensi di adozione, ed entrambi alle prese con una «soglia di povertà» ormai superata da un bel pezzo.
Tutti e due sono stati picchiati senza ritegno, ma soprattutto invitati a togliere le tende. Nicola che se l’è cavata con un occhio nero e con alcuni graffi sul volto, nella caccia al carrello aveva avuto come concorrenti alcuni ragazzini rom. L’aveva spuntata lui, ma poi sono arrivati gli adulti e gliel’hanno fatta pagare. L’altro invece ha dovuto sostenere una violenta colluttazione con un paio di giovani rumeni, nonostante il carrello fosse stato inizialmente affidato a lui. Lui lo ha difeso strenuamente, però ha anche rimediato un sacco di legnate.
«Fanno pena questi poveri pensionati costretti a inventarsi impensabili lavori, per poter integrare i sussidi da fame che non consentono loro di tirare avanti – dicono un po’ tutti -. Il dramma è che anche nella miseria, sembra impossibile ma c’è concorrenza».
Qualcuno racconta che dietro la caccia al carrello ci sia in realtà un vera e propria organizzazione, a Rho, come in altri comuni dell’hinterland. Un po’ come per il racket dei lavavetri, dove vengono impiegati bambini obbligati a portare a casa a fine giornata somme di danaro prestabilite.
Gli adulti, che si nascondono, controllano e soprattutto puniscono chi intralcia questo business.

Senza guardare in faccia a nessuno, anche se sono anziani, dal volto emaciato e vestiti con abiti dimessi. La lotta per la sopravvivenza infatti non contempla la solidarietà, la comprensione né tanto meno la pietà: chi è più debole soccombe, come in natura.

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