da Istanbul
Affacciato sul Bosforo, il Muzesi Sabenci è il più elegante museo privato di Istanbul, ex residenza dellindustriale Sakip Sabenci, membro di quellalta borghesia post-ottomana rivolta allEuropa e fiorita negli anni di Kemal Atatürk, oggi diventata ununiversità e, con le sue preziose collezioni, un fondamentale crocevia culturale fra Est e Ovest. Fino ad aprile il museo ospita una sontuosa rassegna sullimpero di Genghiz Khan e sul retaggio della Pax Mongolica. «Una mostra revisionista che vuole sfatare la leggenda di un impero fondato sulla sola logica della guerra, che ne illumina la storia documentando le strutture amministrative e la tolleranza di Genghiz Khan e dei suoi successori che favorirono una straordinaria fusione di culture, oltre che unespansione delle rotte commerciali verso lEuropa», spiega la direttrice del museo, Nazan Olcer, che progetta di portare la rassegna anche in Italia.
Frutto di cinque anni di lavoro da parte di un alto comitato scientifico internazionale, e allestita nel quadro delle celebrazioni degli 800 anni dalla fondazione, nel 1206, del più vasto impero della storia inaugurate a Bonn e Vienna, la rassegna «Genghiz Khan e i suoi successori: il grande impero mongolo» riunisce circa 600 opere fra reperti archeologici, sculture, scritti e codici miniati provenienti dalle grandi collezioni francesi, russe, giapponesi, iraniane, turche e da numerose istituzioni mongoliche ai cui archivi gli studiosi hanno avuto accesso solo dopo legemonia sovietica.
Allapogeo della potenza, nei secoli XIII e XIV, limpero mongolo si estendeva dal Pacifico allEuropa centrale. La rassegna ricostruisce la successione degli imperi di Yuan in Cina, di Gihagatai in Asia centrale, dellOrda doro in Russia e dellIl-Khanato persiano. Dai reperti arcaici del primo impero delle steppe nel II secolo a.C. alle recenti scoperte effettuate dagli archeologi tedeschi nella zona di Qaraqorum, la leggendaria capitale fondata da Genghiz Khan intorno al 1225, litinerario esamina la storia, la religione dei mongoli dallo sciamanesimo e dal cristianesimo nestoriano al buddhismo tibetano, la musica e le arti.
Troviamo una versione della fondamentale Storia segreta dei Mongoli, redatta nel 1240 e, proveniente dallErmitage di San Pietroburgo, limportante Pietra di Genghiz del 1224-25, il più antico esemplare di lingua mongolica, e poi lettere di Innocenzo IV trasmesse al «Grande Khan e al popolo dei Tartari» dal francescano Giovanni da Pian del Carpine nel 1245, una lettera dellIl-Khan a Filippo il Bello di Francia (1305) e altre testimonianze della straordinaria corrispondenza che si intrecciava fra la steppa e lEuropa.
La Pax mongolica, fondata su unefficiente amministrazione finanziaria e civile, un moderno sistema di corrieri e passaporti (le paiza), una sicura tolleranza religiosa e culturale, non soltanto incrementò le comunicazioni fra Oriente e Occidente, ma per tutto larco dellimpero, nonostante le molte devastazioni, stimolò la crescita senza precedenti di artisti e intellettuali grazie alla fertilizzazione incrociata delle culture di un amalgama di popoli.
Da questa fusione, da questa osmosi, si sarebbe del resto sviluppata tutta larte persiana del futuro, come nella mostra anticipano le raffinate miniature del 300 eseguite a Tabriz, residenza estiva dellIl-Khan.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.