Per anni ho pensato che marciare compatti dietro a striscioni, lanciando slogan e intasando le vie cittadine, fosse una cosa da lasciar fare alla sinistra e ai sindacalisti. Loro sono bravi a organizzare i cortei. Hanno professionisti da sfilata buoni per ogni stagione. Certo: ogni tanto le manifestazioni scappano di mano e qualcuno brucia manichini vestiti da soldati italiani, ma hanno sempre la giustificazione pronta: sono stati gli infiltrati, agenti provocatori al servizio dei servizi deviati. E poi diciamolo - a sinistra sono straordinari nella moltiplicazione delle teste e dei piedi: basta che radunino cinquantamila adepti e i giornali scrivono 500mila. Potenza dei compagni o delle redazioni piene di compagni: per smascherarli tempo fa un deputato del Polo studiò un sistema di conta via satellite, ma costava troppo e non ne fece nulla.
Accertata la superiorità della sinistra nelle adunate e nella propaganda, ho dunque sempre scoraggiato quelli della Casa delle libertà dal misurarsi con la piazza. Ma stavolta è diverso. Di sfilare contro un «Diavolo che veste Prodi» non si può fare a meno.
Sono andato a rivedermi la cassetta dellultimo incontro tv fra Berlusconi e Prodi, prima delle elezioni. Volevo riascoltare con le mie orecchie le promesse da ballista che il candidato premier aveva fatto in tema di tasse. Nel filmato che sarebbe da distribuire nei giorni in cui ci tocca compilare la dichiarazione dei redditi lattuale presidente del Consiglio, agitando le mani come fossero coltelli, dice: «Dobbiamo solo applicare le imposte che ci sono già: non cè bisogno di aumentarle». «Metteremo le imposte sulle rendite finanziarie, ma non sui Bot e i Cct». «Limposta di successione la applicheremo solo da un tetto di parecchi milioni di euro: va bene così? A tutti i cittadini italiani dico: va bene? Io credo che si possano fidare della mia parola».
No, delle sua parola non bisognava fidarsi e bastava uno psicologo del comportamento per spiegare che le mannaie sventolate in tv non promettevano nulla di buono, figurarsi il resto. Ma tantè. Il premier giurò che se fosse arrivato a Palazzo Chigi avrebbe donato un po di felicità a tutti. È vero, non spiegò se quella ce lavrebbe messa in busta paga o nella calza della Befana, oppure in tasca, ma una buona parte degli italiani se lè bevuta. E come sempre, dopo la sbronza, cè il mal di testa.
Tito Boeri e Pietro Garibaldi due economisti di sinistra a settembre avevano scritto che nella Finanziaria erano previste troppe tasse e troppe spese. Passati due mesi si sono accorti che è peggio di quel che temevano: nel frattempo, per recuperare i consensi persi, il governo ha regalato miliardi agli statali, miliardi ai terremotati di Molise, Basilicata e Campania (che come al solito non vedranno un euro); si è impegnato a scippare le liquidazioni dei dipendenti per tappare i buchi delle Ferrovie e si appresta a spendere un certo numero di milioni per rottamare le vecchie auto e farne comprare di nuove (le case automobilistiche ringraziano). Boeri e Garibaldi sentenziano sconsolati che ormai la manovra è unicamente basata sulle tasse. «La spesa non solo non si riduce, ma potrebbe aumentare fino a quasi 6,5 miliardi. Il contrario di ciò di cui il Paese avrebbe bisogno».
Sapete che effetto farà questa cura da Prodi allItalia? Cito sempre i due prof: «Il forte incremento della pressione fiscale (+1,6 per cento in due anni) rischia di strangolare la fragile crescita in atto».
P.S. La guardia presidenziale non sallarmi: al premier auguro lunga vita e solo desser strozzato politicamente.
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