La percezione che ciascuno ha della realtà e delle sue immagini dipende dalla religione alla quale appartiene. Insomma atei e credenti di diverse confessioni vedono le immagini in modo letteralmente diverso. È la tesi di una ricerca internazionale condotta in collaborazione con l'Università di Bologna, l'Università di Leida in Olanda e la Ben-Gurion University in Israele, che ha misurato al millesimo di secondo la prontezza con cui laici e fedeli di diverso credo colgono i dettagli di un'immagine, rivelando differenze sorprendenti.
L'indagine ha riguardato 126 persone divise in 7 gruppi da 18, a seconda delle loro concezioni religiose o filosofiche. Quattro i gruppi olandesi: calvinisti conservatori, calvinisti progressisti, atei e atei di formazione religiosa. Due in Israele: ebrei ortodossi e laici. Due in Italia: cattolici osservanti e laici. «Qui abbiamo faticato non poco a mettere insieme il campione» racconta Anna Borghi, psicologa dell'ateneo bolognese che ha lavorato alla parte italiana dello studio insieme a Claudia Scorolli. «In Italia riceviamo pressoché tutti un'educazione cattolica. Per differenziare i due gruppi, abbiamo selezionato cattolici particolarmente rigorosi nell'adesione ai precetti religiosi».
La prontezza nel cogliere i dettagli dell'immagine varia notevolmente da gruppo a gruppo e tende a conservarsi nel tempo. I più attenti al dettaglio, in particolare, risultano i calvinisti conservatori olandesi, che primeggiano sui loro confratelli progressisti, e più ancora sugli atei. Il distacco quasi svanisce rispetto agli atei cresciuti in ambiente religioso: segno, secondo i ricercatori, che l'influenza confessionale resiste nel tempo.
Situazione ribaltata in Italia e in Israele. Dove invece sono i laici i campioni di caccia al dettaglio, mentre i cattolici osservanti e gli ebrei ortodossi sono più portati a cogliere le immagini nel loro insieme. Nel nostro paese, in particolare, la propensione dei cattolici all'aspetto globale delle immagini risulta più che doppia rispetto a quella dei laici.
Esperimenti simili avevano già messo in luce, in passato, differenze marcate tra individui di culture diverse (nord-americani e asiatici dell'estremo oriente) e anche tra laici e religiosi. «Ma mai erano stati condotti mettendo a confronto confessioni religiose diverse» sottolinea Borghi, gruppi più o meno osservanti all'interno della stessa confessione, e atei di diverso background.
Sulle ragioni di queste differenze, i ricercatori argomentano in un articolo pubblicato dalla rivista scientifica «Cognition». I risultati dello studio sembrano suggerire, osservano, che religioni connotate da un forte individualismo, come il calvinismo olandese, possano in qualche modo accentuare l'attenzione visiva per i dettagli.
Mentre altre confessioni generalmente più orientate alla solidarietà sociale, come il cattolicesimo e l'ebraismo, spingano al contrario verso una maggiore sensibilità agli aspetti globali. Queste ipotesi interpretative sembrano coerenti con le differenze già osservate tra occidentali e orientali.
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