Una ricerca aveva anticipato tutto «Presto i 100 si faranno in 9’’29»

nostro inviato a Berlino

Ci sarà forse un giorno in cui l’uomo correrà i 100 metri in nove secondi e 29 centesimi (avete letto bene!) e i 200 m in 18”63 (continuate a leggere bene!). Sembrano tempi da astronauta, anche se proprio Usain Bolt e Tyson Gay ci hanno dimostrato che non c’è uomo veloce al mondo che non sappia correre più veloce di un uomo più veloce del mondo. Non è un gioco di parole, ma soltanto il gioco della realtà. Lo studio sui tempi realizzabili è stato sviluppato dal professor John Einmahl che insegna statistica all’università olandese di Tilburg. Il resto toccherà all’uomo. Jet più che uomini, d’accordo. È curioso che la storia dello sprint moderno abbia preso corpo proprio da Berlino, dalla pista dell’Olympiastadion dove Jesse Owens vinse quattro ori e tracciò la sua leggenda. Partiva senza blocchi, non certo su una pista scorrevole come quella di oggi. Questa di un color blu da salotto, ha messo il dubbio a tanti: più veloce, oppure no, rispetto ai tappeti da record che la Mondo, casa italiana specializzata, ha preparato ai Giochi di Atene e di Pechino? Stavolta il business è stato appaltato ad una casa tedesca, anche se non esiste pista dei miracoli senza un re di talento. Non basta un costume hi-tech.
Però nessuno sa immaginare quanto siano reali certi gommati Michelin che si vedono in giro. C’è una questione di propellente, e con esso il dubbio. Ieri la finale dei cento era composta da sei atleti che hanno corso la semifinale sotto i 10 secondi. Un quarto di finale era composto da 7 atleti che in carriera sono scesi sotto il muro. Il mondo si augura che Usain Bolt sia tutto vero. Tyson Gay ha dimostrato che si può correre anche più veloce del razzo giamaicano: ai Trials del giugno 2008, a Eugene, realizzò un tempo, 9”68, che avrebbe precorso il 9”69 di Pechino. «Quel giorno non mi sono accorto di niente, non ho capito quanto stavo andando forte. Ho realizzato qualcosa quando Jon Drummond, il mio allenatore, e gli altri mi sono saltati addosso per i complimenti». Questo il racconto di Tyson. Peccato che 4 metri di vento a favore abbiano rovinato la festa.
Oggi le corse veloci non sono per atleti modellati nella normalità. In Europa si sta facendo largo il francese Christophe Lemaitre, classe 1990: un bianco senza muscoli da culturista. Un’eccezione! Anche se sabato, nei quarti, si è fatto sbatter fuori da una partenza falsa. Dal 2010 la prima «falsa» sarà fatale. Devastante per le grandi manifestazioni, ma ancor di più per un meeting. Gli organizzatori magari investono 200mila dollari per far correre Bolt, eppoi se lo trovano squalificato per partenza falsa. Improponibile. La federazione internazionale interverrà, sennò anche i record rischieranno di restare nel cassetto. E ieri la partenza falsa di Bolt, nella prima semifinale, ha messo il brivido all’Olympistadion (con la nuova regola sarebbe stato fuori). Nessuno ci stava a perderselo, anche se poi l’inglese Edgar ha pagato per tutti.
Oggi essere recordman dei 100 è un grande business. Non è più il tempo di un Jim Hines che, prima della finale olimpica del 1968, se la passò a sesso e champagne. E non esiste un Carl Lewis che trascina il movimento, come fece ai mondiali di Tokyo dove realizzò il record del mondo.

Ma è vero che il mondo disincantato e disinibito dei giamaicani ha prodotto due re che hanno cambiato faccia al mondo: Asafa Powell cacciatore di record (il primo ad Atene: 9”77 nel 2005), anche se è sempre mancato nelle gare che valgono un podio. Eppoi Bolt. Basta la parola.

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