La ricetta della nonna per trovare il vero amore

Una bimba troppo sveglia diventa una ragazza bellissima e focosa. Che solo dopo il matrimonio incontra la passione

Cinquantamila copie (della traduzione) vendute nella selettiva e diffidente Francia, tre ristampe in Italia, l’approvazione unanime dei critici e ora l’inclusione fra i tredici semifinalisti del premio Strega, sui quali peraltro svetta: Milena Agus può dirsi soddisfatta per il modo in cui è stato accolto il suo secondo romanzo. Mal di pietre, uno dei racconti più belli usciti negli ultimi anni, è il tentativo da parte di una ragazza, la vigilia delle nozze, di ricostruire la singolare vicenda esistenziale della nonna, raggiunta fin dall’infanzia dallo stigma della follia. Una follia palesemente discesa dall’incompatibilità fra un temperamento solare e una società retriva.
Siamo in Sardegna, negli anni che precedono la seconda guerra mondiale. In chiesa, invece di concentrarsi sulla funzione, una bambina scambia sguardi di simpatia, forse persino di intesa con un ragazzino. È già consapevole della sua bellezza: ammicca, sorride, fa le smorfie. Nemmeno sospetta che la sua indole aperta, per la comunità in cui è nata, equivale a una condanna. Ci penserà la madre, riempiendola di botte, a farle capire come bisogna comportarsi. Anni dopo la medesima schiettezza mette in fuga i primi ammiratori: ritirata dalla scuola, nonostante le pressioni fatte dagli insegnanti affinché continui a studiare, la ragazza sa comunque scrivere abbastanza bene da indirizzare agli aspiranti fidanzati lettere di fuoco, concrete e carnali. È dunque solo per caso, grazie allo scompiglio prodotto dalla guerra, che riuscirà a trovare marito. Un vedovo sfollato la chiederà in sposa; per sdebitarsi dell’ospitalità ricevuta, si intuisce a poco a poco.
La vita coniugale inizia malissimo, con gli sposi che a letto si danno le spalle e non comunicano, ma la attendono due svolte. La prima quando la donna escogita un sistema teatrale e giocoso per articolare il proprio desiderio: per soddisfare il marito freddo, o forse incapace di trasmettere il suo affetto, imiterà le donne del locale postribolo. La seconda quando l’ippocratico mal della pietra, cioè i calcoli renali, la obbligheranno a un soggiorno galeotto a Fiuggi. Lì incontrerà un mutilato di guerra, del quale si innamorerà.
Dietro la facciata rassicurante del racconto di memorie familiari fittizie Milena Agus è bravissima a concertare testimonianze dirette, tracce, dicerie, tenendo il lettore costantemente sotto scacco e lasciandolo in dubbio su quale sia il vero volto sia della protagonista, sia di coloro che di volta in volta sembrano i suoi aguzzini, salvatori, complici e istigatori.

Fino alla rivelazione decisiva: che non riguarda, a nostro parere, l’inattesa verità sulla storia d’amore con il reduce, colpo di teatro certamente efficace; bensì la scoperta che della riprovazione dei familiari verso la bambina e poi la donna (censura che pareva blanda e quasi protettiva) mandante era l’intero paese; peggio, che aveva evitato di trasformarsi in annichilimento, in un crimine della società contro l’individuo, solo per un soffio.

Milena Agus, Mal di pietre (Nottetempo, pagg. 119, euro 12).

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