Via alla riforma dei Servizi: si chiameranno Sin e Sie

da Roma

Addio Sisde e Sismi, adesso per indicare i servizi di intelligence italiani dovremo abituarci ad avere a che fare con nuove sigle: Sin e Sie. Il primo si occuperà delle questioni interne, il secondo di quelle estere. Ma siccome ormai i problemi sono spesso collegati, i due organismi avranno il dovere di operare congiuntamente e di riferire al presidente del Consiglio, che è a capo di entrambe le strutture. Gli indirizzi generali verranno dati dal Cisr, composto dal premier, da chi verrà delegato come ministro o sottosegretario ai Servizi, e dai ministri dell’Interno, della Difesa e degli Esteri.
Come aveva garantito, la commissione Affari Costituzionali della Camera è riuscita, sfruttando anche le ore notturne, a varare un testo di riforma dell’intelligence che trova l’accordo sia della maggioranza, ad esclusione del Pdci, sia dell’opposizione. Lunedì notte infatti la commissione presieduta da Luciano Violante ha dato l’ok al progetto di legge che è molto simile a quello che aveva realizzato il Copaco, presieduto dall’azzurro Scajola. È la prima riforma che porta una firma bipartisan e che trova molto soddisfatti sia i presidenti delle due commissioni sia Massimo Brutti e Giampiero D’Alia, diessino il primo, dell’Udc l’altro, che hanno lavorato al testo prima al Copaco e poi in Commissione Affari Costituzionali. «Un passo avanti verso la modernizzazione», secondo Luciano Violante. «Un testo perfettibile, certo, ma è stato rispettato l’impianto varato dal Copaco» commenta soddisfatto Claudio Scajola. Mentre D’Alia dell’Udc, che è stato elemento di collegamento tra le due commissioni, ha elogiato Massimo Brutti dei Ds che si è opposto ai tentativi della commissione di diminuire i poteri del Copaco e ha difeso «il controllo parlamentare» sui Servizi. Alla fine di 15 giorni di intenso lavoro, il disegno di legge varato rispecchia certamente l’impostazione voluta dal Copaco. Molte le novità. Intanto il sistema di informazione per la sicurezza, è composto dal presidente del Consiglio, dal Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (Cisr), da una «Autorità» delegata (un ministro senza portafoglio o un sottosegretario), dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), dal Sie e dal Sin, i due nuovi servizi, che rispondono direttamente al premier.
Il Dis sarà chiamato a coordinare l'intera attività di informazione, verificando i risultati delle attività svolte da Sie e Sin, ma anche ad elaborare analisi globali da sottoporre al Cisr, nonché progetti di ricerca informativa, sui quali decide il presidente del Consiglio, dopo aver sentito il parere dello stesso Cisr.
Particolare attenzione è stata dedicata alla questione che riguarda le cosiddette «garanzie funzionali». Sono stati posti infatti paletti precisi ai «reati» che possono compiere gli 007 italiani per portare avanti le loro operazioni. Ci dovrà essere comunque una precisa «causa di giustificazione» e sarà compito del premier dare l’autorizzazione. Nessuna operazione è consentita nei confronti di sedi di partiti, né di sindacati, e neanche nei confronti di giornalisti iscritti all’albo. La legge ha posto anche dei paletti precisi per evitare nuovi casi Betulla: è vietato ai giornalisti di collaborare o diventare consulenti dei servizi segreti. Tra le novità, il tempo massimo di 15 anni per il segreto di Stato, e chiunque utilizzi illegittimamente archivi riservati dei Servizi potrà essere condannato dai 3 ai 10 anni. Per quanto riguarda il Copaco, che avrà dieci componenti, due in più di oggi, la legge indubbiamente ne rafforza la funzione di controllo.

Il Comitato potrà audire i vertici dei Servizi senza chiedere l’autorizzazione al premier e potrà anche controllare le spese sostenute per operazioni ormai concluse. Tutti i componenti del Copaco hanno l’obbligo del segreto, pena la revoca dal Comitato.

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