Rilasciata senza alcun riscatto abbraccia il padre in caserma

I banditi avevano chiesto 4 milioni. Gli inquirenti: «Abbiamo colto qualcosa che li ha indotti a rinunciare». Barbara interrogata nella notte

Novara - Un sequestro lampo. È durato solo ventiquattrore il rapimento di Barbara Vergani, la ragazza di 24 anni, di Miasino, figlia di un noto imprenditore edile della zona rapita sabato sera, poco dopo le 22. Il sequestro, a opera di un commando di quattro persone, è avvenuto alle porte di Borgomanero, in provincia di Novara. «Sono salva, sono libera» le prime parole della ragazza che sta bene. Non ha subito violenze, e alla vista del padre, nella caserma dei carabinieri, è scoppiata in lacrime. A ritrovarla, intorno alle 22.30, sulla strada che da Ghemme porta a Gavagno, sono state due coppie che vivono nel Novarese e che erano appena uscite da un agriturismo nel quale avevano cenato. «Abbiamo visto la ragazza camminare sul ciglio della strada – hanno raccontato le due coppie -. Ci ha fermato, ci ha detto di essere Barbara Vergani e se potevamo chiamare i carabinieri». Poco dopo la giovane è salita su una gazzella dell’Arma ed è stato portata in caserma.
Inizia così il secondo capitolo di una vicenda che ha tenuto tutta Borgomanero col fiato sospeso. E inizia così anche il secondo capitolo dell’attività investigativa dei magistrati della Dda di Torino che si occupano della vicenda. L’obiettivo principale è stato ottenuto: la ragazza è libera. Le indagini, ora, puntano a dare nome e volto agli autori. Gli inquirenti non nascondono l’ottimismo. La chiave di lettura del rilascio della giovane, fornita dal procuratore capo di Torino Marcello Maddalena, lascia spazio a una consistente speranza di arrivare ai rapitori. «Pensiamo – ha detto Maddalena – che i rapitori sentissero sul collo il fiato degli inquirenti e abbiano deciso di rinunciare». Senza che sia stato pagato alcun riscatto, così almeno filtra dagli investigatori.
Tra le tante piste vagliate ieri magistrati e carabinieri devono aver toccato il nervo scoperto della banda. E forse, trasversalmente, ai rapitori è arrivato il chiaro messaggio che avessero le ore contate. «Evidentemente – ha aggiunto il procuratore capo – abbiamo colto qualcosa che li ha indotti a lasciar perdere». Per tutto il giorno nella caserma di Borgomanero erano sfilati i testimoni diretti del rapimento, che hanno permesso di ricostruire gli ultimi momenti di libertà di Barbara Vergani dopo l’uscita da un negozio equosolidale dove faceva la volontaria, oltre che parenti, amici, dipendenti e soci in affari della famiglia. «Si sta ricostruendo la situazione economica dei genitori. E stiamo cercando di capire chi fosse al corrente della loro situazione patrimoniale», ha detto il procuratore aggiunto della Dda Maurizio Laudi meno di un paio d’ore prima della liberazione di Barbara. Agli inquirenti, infatti, è parso strano che i rapitori nella prima e unica telefonata fatta alla famiglia indicassero già la cifra del riscatto, 4 milioni di euro. L’immediato blocco dei beni ha reso vana la speranza dei rapitori. Alle 23, dopo essere stata visitata da un medico, la ragazza è stata sentita dai magistrati.

Un lungo colloquio durato fino a notte fonda per riuscire a ricostruire tutti i passaggi del rapimento, dal momento in cui è stata bloccata sulla sua auto da 4 persone scese da una Golf bianca al momento del rilascio. Fino a quando è stata trovata a vagare in cerca di aiuto lungo una buia provinciale.

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