
Si può dire Andrea Solario prima di Leonardo? Oggi sì, perché il pittore milanese (1470 ca.- 1524) al quale il Museo Poldi Pezzoli dedica la prima mostra monografica ha come testimone Sébastien Allard, direttore del dipartimento Dipinti del Louvre: «Fu forse il primo a tentare la fortuna in Francia, prima di Leonardo. Ciò spiega la ricchezza delle nostre collezioni: abbiamo sei sue opere tra le quali la «Madonna del cuscino verde», che non ha mai lasciato il museo». La tavola del 1510 adesso è qui ed è uno dei gioielli di quest'esposizione, con i suoi colori accesi, quasi perlati, restituiti alla vivacità grazie al restauro realizzato ad hoc. Arriva dal Louvre un'altra celebre e imitata opera: «Testa di San Giovanni Battista», che ha ispirato anche Robert Wilson a scegliere per quest'esposizione tre video frame dalla serie «Video ritratti di Lady Gaga» (2013), in cui il viso della cantante si mescola e si confonde con quello del Battista.
La mostra, molto completa, curata da Lavinia Galli e Antonio Mazzotta, durerà da oggi, 26 marzo, fino al 30 giugno, ha per titolo «La seduzione del colore. Andrea Solario e il Rinascimento tra Italia e Francia», ed è divisa in tre sezioni: Venezia, Normandia e Milano. Solario ama viaggiare e cogliere il meglio di ciò che incontra sul suo cammino, attratto da Bellini come da Leonardo e dalla pittura fiamminga.
Cambia modo di firmare, complicando la vita agli studiosi: quando arriva a Venezia, dove era già noto il fratello scultore Cristoforo, che si firmava il Gobbo, Solario sceglie per sé «Andrea Mediolanensis», più tardi, quando si afferma in Francia (1507-1510), a Gaillon, alla corte dell'influente cardinale Georges d'Amboise, si firma «Andreas de Solario». Solo nel 1857 il cultore Otto Mündler, tra l'innamorato e il sorpreso, si rende conto che si tratta del medesimo, grande pittore. Dopo di ciò il suo prestigio si impenna. Solario è il pittore preferito di Gian Giacomo Poldi Pezzoli, che acquista ben cinque suoi dipinti. Le quotazioni sono altissime: basti pensare alle 45mila lire per il «Riposo durante la fuga in Egitto», a confronto delle 20mila per un Botticelli e 7mila per il «Ritratto di giovane donna» di Pollaiolo.
La sua fama attuale non è pari ai meriti. Questa mostra, che presenta diversi confronti e nuove attribuzioni, ha l'obiettivo di restituirgli l'onore che neanche Vasari gli tributò. Per dirla con la direttrice del Poldi, Alessandra Quarto, rende «la prodigiosa qualità della sua migliore produzione».
Per la prima volta si possono godere insieme 24 capolavori del maestro: oltre che dal Poldi e dal Louvre, arrivano anche da Brera, dal Castello, dagli Uffizi, dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, dal British Museum e dalla National Gallery di Londra.
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