Riposo

Il garantismo non c’entra. Renato Farina, vicedirettore di Libero, ha ripreso tranquillamente a lavorare per quanto sia ormai assodato che ha collaborato illecitamente coi servizi segreti, che ha incassato denaro, che ha contravvenuto alla legge e alla deontologia, che ha coinvolto un ignaro cronista di Libero e che ha lasciato nondimeno ignaro il direttore del suo giornale.
Il mio pensiero su tutto questo, in omaggio alla signorilità dimostrata dal Giornale su questa faccenda, preferisco tenerlo per me. Ma se è vero che l’autodifesa di Farina ha contemplato una sua militanza «dalla parte dell’Occidente crociato ed ebreo», questo all’interno di una supposta Quarta guerra mondiale nella quale egli si sarebbe meramente schierato da soldato, è proprio il suo comportamento da soldato che mi pare imperdonabile. Un soldato non si cosparge il capo di cenere, non invoca pietà e perdono, non mischia il personale e il politico, non si ridicolizza poco dignitosamente nel tentativo di suscitare un po’ di pena nel suo velleitarismo eroico.


Un soldato conosce i rischi che corre e sa che al mulino ci s’infarina, un soldato precipita sino in fondo al suo ruolo e si mette sull’attenti davanti alla corte marziale, un soldato non versa una sola lacrima e tantomeno ne versa tremila: quindi in piedi, maresciallo Farina. Una licenza estiva non guasterebbe.

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