Il Trebbiano Spoletino è un vitigno bianco quasi dimenticato che la neonata Cantina Novelli si è riproposta di recuperare, per dotare lUmbria di un grande vino bianco autoctono. Un progetto condotto da una famiglia storica dellagricoltura umbra - titolare di un gruppo noto per la produzione e la distribuzione in tutta Italia di pane (Interpan) e uova (Ovito) - con laiuto del professor Attilio Scienza, docente della facoltà di Agraria dellUniversità di Milano. È stato lui, grazie a unaccurata ricerca, a ricostruire la storia di questo vitigno apparentato alla famiglia dei Trebbiani ma vicino soprattutto al meridionale Greco, a reimpiantarlo in un vigneto situato alle pendici dei monti Martani, a 380 metri sul livello del mare, su terreno argilloso e ricco di scheletro, e a riproporlo oggi al consumatore in bottiglia.
Quella che abbiamo assaggiato è la prima versione del Trebbiano Spoletino, lannata 2006. Che appena imbottigliata appare già sorprendentemente piacevole, con un naso intenso ed esuberante (pompelmo rosa e foglia di pomodoro in evidenza) che lo apparenta a un Sauvignon. La bocca è sapida e piuttosto minerale, con buona lunghezza e senza il finale ammandoralto tipico di tanti Trebbiani umbri. Insomma, un ottimo debutto in società, al quale il Trebbiano Spoletino si presenta vestito elegantemente da un etichetta bianca, semplice e moderna.
Ma siamo sempre a Montefalco. E la Cantina Novelli non può certo rinunciare allenfant du pays, il Sagrantino. Coltivato su una collina denominata Pedrelle e imbottigliato dopo una maturazione di sedici mesi in barrique nuove di rovere francese. Il vino si presenta di colore non troppo cupo, con un naso di frutta rossa, una convincente nota balsamica e un accento di cacao; la bocca è ancora un po scalpitante. Meno sorprendente del fratello bianco ma comunque promettente.
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