Risse, coltellate e baby gang: il crimine parla sudamericano

Il 31 ottobre scorso, in Duomo, il cardinale Dionigi Tettamanzi, in occasione della Santa messa dedicata alla ricorrenza latinoamericana del Señor de los milagros, ha richiamato la comunità peruviana a uno stile di vita più sobrio. «Comportatevi bene - ha ripetuto più volte il cardinale -. Rifiutate gli eccessi come quelli dovuti all’abuso di alcol». Purtroppo i dati sui reati commessi dagli stranieri e suddivisi per etnia - quelli che le forze dell’ordine non diffondono mai nel timore di creare allarme sociale o fobie razziali - parlano fin troppo chiaro in questo senso: negli ultimi tre anni i crimini commessi dai sudamericani - peruviani ed ecuadoriani in testa - in Lombardia sono quasi triplicati rispetto alla fine degli anni ’90. Grandi bevitori, facili alla sbornia e, conseguentemente, all’ira, con il coltello spesso a portata di mano, secondo i dati del Settore statistiche del Comune al 31 dicembre 2010 i sudamericani residenti a Milano sono circa 42.000, ovvero il 20 per cento degli stranieri regolari. Le nazionalità più rappresentate in città sono il Perù (con oltre 17.000 residenti è la quarta comunità straniera più diffusa a Milano, dopo filippini, egiziani e cinesi) e l’Ecuador (oltre 13.000).
Nonostante polizia e carabinieri continuino a negare che le bande giovanili costituiscano un fenomeno preoccupante, solo tra gennaio e febbraio sono stati 34 i reati denunciati e resi noti alla stampa commessi da affiliati a bande piccole e grandi, pandillas o simili. La Procura, nella consueta relazione per l'inaugurazione dell’anno giudiziario, ha segnalato che proprio le bande di peruviani ed equadoriani «costituiscono organizzazioni stabili e di vasta portata». E che «non sono mancate anche imputazioni di tentato omicidio». «Il rischio - conclude la Procura - è che queste baby gang fungano da palestra per entrare poi in vere e proprie organizzazioni delinquenziali come Latin Kings o simili».
Intanto, nel fine settimana, continuano le risse nei locali sudamericani, insieme alle grigliate - pure quelle annaffiate dall’alcol - nei parchi (il Cassinis, il Testori e lo Strozzi in testa). Senza contare che uno dei fatti di cronaca più gravi dello scorso anno, il 13 febbraio 2010, fu opera proprio di un gruppo di dominicani armati fino ai denti che, per un motivo davvero futile, uccisero un pizzaiolo egiziano di 19 anni in via Padova. Un fatto che scatenò una guerriglia urbana tra immigrati durata per ore nel quartiere come forse a Milano non se ne erano mai viste.
«Il senso di questo girare armati, ovvero preparati allo scontro, anche duro non è comprensibile se non nell'ottica di una pregiudiziale contrapposizione tra cittadini extracomunitari di diverse nazionalità (...) interessati a marcare il territorio anche con ricorso a metodi violenti e così, ad affermare la propria identità in contrappunto agli altri gruppi giovanili di differente etnia e origine geografica».
Questo uno dei passaggi principali, che ben descrive la contrapposizione tra bande di etnie diverse a Milano, contenuta nelle 78 pagine di motivazioni della sentenza emessa il 4 novembre scorso dal gup del Tribunale di Milano, Cristina Di Censo che, proprio per l’omicidio dell’egiziano, condannò con rito abbreviato a 16 anni di reclusione Oscar Guerrero Herrera, detto Chepi, il dominicano ritenuto l'autore materiale del delitto di via Padova.
«Bevono troppo, soprattutto nei weekend - sottolinea il vice sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato -. Oltre che le risse, reato nel quale “eccellono“, secondo la polizia locale i sudamericani sono responsabili di molti casi di guida in stato di ebbrezza e di ubriachezza molesta. Inoltre, già da minorenni, usano i coltelli con estrema facilità. Il fenomeno delle bande sembrava relegato all’interno delle loro comunità, ma i fatti di via Padova hanno dimostrato il contrario. Anch’io, come sostiene la Procura, sono convinto, che le piccole aggregazioni giovanili fungano da palestre per poi aggregarsi a gruppi come i Latin King. E comunque non possiamo dimenticare che i vigili faticano a contenere le risse che scoppiano nei parchi dopo sonore mangiate e bevute: basti pensare che a luglio 2007 la polizia locale venne aggredita al parco Cassinis da un gruppo di peruviani che picchiarono gli agenti per difendere un venditore di merce contraffatta».
«Purtroppo i dati Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) non sbagliano - conclude il vice sindaco - Nel bienno 2008-2009 gli stranieri, pur rappresentando il 6.

5 per cento della popolazione, sono responsabili del 40 per cento delle violenze sessuali, del 56 per cento dei furti nei negozi e, rispettivamente, del 52 per cento dei furti e del 49 per cento delle rapine in abitazione».

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