Ritorna "Attrazione fatale" ma racconta la colpa dei maschi

Il sequel della pellicola anni Ottanta cambia prospettiva

Ritorna "Attrazione fatale" ma racconta la colpa dei maschi
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Los Angeles. Nel 1987, la pellicola di culto Attrazione Fatale ha segnato un'epoca. Il film con gli incassi più alti dell'anno negli USA, ha ridefinito il concetto di femme fatale guadagnandosi sei nomination agli Oscar, fra cui anche quella per il miglior film. Sebbene il thriller erotico non abbia portato a casa nessuna di quelle statuette, ha avuto il merito di passare alla storia come un'importante pietra di paragone culturale. Alcuni degli scambi e dei dialoghi iconici fra i due protagonisti, riportano esattamente alla mentalità dell'epoca. Gli anni del #metoo non erano neanche all'orizzonte. «I will not be ignored» diceva Alex Forrest, interpretata da Glenn Close, a Michael Douglas che portava in scena il co-protagonista Dan Gallagher. Una profezia che si è avverata. A distanza di 36 anni, il primo maggio arriveranno su Paramount Plus i primi tre capitoli della serie Attrazione Fatale. Con lo stesso titolo dello storico film, ma con una prospettiva diversa. Una profonda rivisitazione del lungometraggio di culto, divisa in 8 episodi e con una chiave di lettura contemporanea, che porterà lo spettatore a una nuova valutazione delle dinamiche familiari, dei disturbi di personalità e persino dell'omicidio, descritti in questo thriller.

Joshua Jackson interpreta l'ex avvocato Dan Gallagher, che dopo avere scontato 15 anni di prigione per l'omicidio di Alexandra Forrest (Lizzy Caplan) viene rilasciato sulla parola con l'obiettivo di riconnettersi con la moglie e la figlia (Amanda Peet, Alyssa Girrels) nella speranza di provare la propria innocenza.

«Ho deciso di partecipare a questo progetto convinto dalla showrunner e produttrice, Alexandra Cunningham spiega l'attore diventato famoso negli anni 90 grazie al ruolo di Pacey di Dawson's Creek Lei aveva una storia molto precisa da raccontare, all'interno del contesto di Attrazione Fatale ma con una mentalità più attuale. Non ci sarebbero stati motivi di rifare il film, perché è ancora stupendo. È sexy, toccante e fra i due attori c'è una chimica perfetta. Ora, con tutte le cose in più che sappiamo sui problemi mentali, in un momento in cui viene chiesto a diversi uomini bianchi di prendersi la responsabilità delle proprie azioni, questa grande storia può essere raccontata in modo diverso rispetto agli anni 80». Questo non significa che Dan Gallagher venga criminalizzato. «Se non sentirete nessuna empatia nei confronti del mio personaggio - spiega - vorrà dire che non avrò fatto bene il mio lavoro. Allo stesso tempo però, se non vi capiterà di sentirvi un pochino frustrati dal suo comportamento e se non vi darà almeno un po' fastidio, anche in quel caso vorrà dire che non avrò fatto il mio dovere».

Nel film del 1987, il Dan Gallagher di Michael Douglas non pagava le conseguenze degli errori cheaveva

fatto,. Ora Come cambia il personaggio? Conclude Joshua Jackson: «È stata una delle sfide più belle per me, vestire i panni di un personaggio che cerca di interpretare la parte del buon padre, ma è in realtà molto di più».

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