IL RITORNO DEI FANTASMI

RomaGli hanno dato il bentornato a casa. Qualcuno l’ha già promosso sul campo - addirittura - leader del possibile governo di responsabilità. Per Beppe Pisanu lo sbarco non annunciato ma nemmeno sorprendente alla convention del Terzo polo al salone delle Tre Fontane all’Eur si è risolto in un vero trionfo personale. Quasi naturale. Ma allo stesso tempo buffo, visto che il presidente della commissione Antimafia è giunto alla festa del trio Casini-Fini-Rutelli indossando ancora la casacca del Pdl, del quale è senatore, ancorché critico, diciamo pure frondista. Ma non «malpancista», chè questa gastrica definizione non gli aggrada. «Il termine non mi piace - avverte -. Ho mal di testa e mal di cuore per la situazione del Paese».
Preso nota del referto preciso riguardante il paziente Pisanu Beppe, peraltro apparso in forma smagliante almeno in considerazione dei suoi 75 anni meno due mesi, resta il quesito: può il suddetto senatore essere considerato un traditore della compagine di governo? Marzullianamente dal palco dell’Eur lui la domanda se la fa e si dà pure una risposta, che ribalta - oplà - la questione: «L’Italia di oggi sta male, rischia di finire peggio», premette. Poi aggiunge, riferendosi alle frasi pronunciate dal premier Silvio Berlusconi giorni fa: «Il paradigma italiano non sono i ristoranti affollati, ma le mense della Caritas che si riempiono di nuovi poveri. L’umiliazione internazionale non ha precedenti della storia della Repubblica e l’ostilità crescente dei mercati ce la siamo creata noi con i nostri errori di politica economica». E quindi, tutto ciò considerato, «coloro che nel Pdl vedono queste cose e le denunciano e chiedono di cambiarle non sono dei traditori ma dei traditi». Considerazione che non trova d’accordo Sandro Bondi: «Nessuno considera Pisanu un traditore ma non è neppure giusto che egli dica di sentirsi tradito. Semplicemente ha cambiato idea rispetto ai tempi della sua adesione al progetto rappresentato da Berlusconi e ritiene di trovarsi in maggiore sintonia con una certa concezione della politica, che per la verità non ha mai cessato di rivendicare una presunta superiorità pur essendo la principale responsabile della crisi in cui versa oggi il nostro Paese».
Il fatto è che Pisanu, come un Bersani qualsiasi, non fa che ripetere come un mantra: Berlusconi a casa. Dice: «Chiediamo al presidente Berlusconi di contribuire con tutto il suo peso politico alla nascita di un governo di unità e salvezza nazionale», frutto della mobilitazione di «tutte le energie migliori del nostro Paese e tutte le forze che le rappresentano nella società così come nelle istituzioni». Anche perché «nessun normale governo di centrodestra o di centrosinistra sarebbe in grado oggi di reggere il peso tremendo della crisi e di gettare le basi di un futuro migliore». Quindi Berlusconi deve fare un passo indietro. Meglio ancora, una bella passeggiata. «Più si arrocca, più cresceranno le sue responsabilità nella crisi».
Osanna dalla platea dei rutelliani, dei finiani e ancora di più dei casiniani, con i quali Pisanu ha trascorso gli ultimi mesi a flirtare in nome della comune radice Dc, che come ormai hanno chiarito i politologi è una sorta di virus dormiente che ogni tanto si rifà vivo. Già a settembre Pisanu aveva redatto una bozza con alcuni spunti trasformati dai suoi fedelissimi in una sorta di Vangelo (il senatore, del resto, è molto religioso), malgrado la banalità dei versetti: roba tipo «da sola questa maggioranza non è più in grado di evitare il tracollo», o «lo scioglimento delle Camere sarebbe una sciagura».

Frasi che oggi valgono a Pisanu il ruolo di guru del Terzo polo, ruolo che ha preso talmente sul serio da proporre subito una modifica della ragione sociale della compagine: partito degli scontenti. Non solo quelli del Pdl e del Pd, «che sono sempre più numerosi non solo tra i cattolici ma anche tra i laici», ma anche «le forze del mutamento che si sono mosse negli ultimi tempi, dai social network alle piazze».

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