Quel gol firmato martedì notte al Bernabeu, in Champions league, ha avuto l'effetto sonoro di uno squillo di tromba. É come se Riccardino Kakà, Pallone d'oro, un tempo genio e musa ispiratrice del Milan berlusconiano, avesse deciso di far sapere al pubblico del Real Madrid e a quello della coppa dei Campioni: «Attenti, sono tornato». In effetti quel suo sinistro, dal limite dell'area, è stata una rasoiata alla gola dell'Ajax e un avviso ai naviganti . Molti suoi estimatori hanno riconosciuto il suo stile classico e nella fase succerssiva, con la preghiera sotto il cielo di Madrid, si è capito anche che il giovanotto teneva in modo particolare a uno scatto di reni, a inseguire una rivincita insomma, a dare un segnale soprattutto al suo club.
E ci è riuscito perfettamente. É bastato quel gol oltre a un bell'assist servito poi nella ripresa, per guadangare una serie di consensi e anche qualche titolo sui siti e sui giornali spagnoli sempre sensibili alle imprese dei madridisti. Kakà non ha smesso all'improvviso di essere un campione, aveva solo bisogno di recuperare la piena salute dopo una serie di accidenti e qualche infortunio trascurato (per partecipare al mondiale 2010). Lui non è stato mai soltanto tecnica. É sempre stata una potenza fisica abbinata alla raffinata tecnica: in mancanza del suo scatto, è destinato a diventare un giocatore normale, onn un super come hanno potuto constatare con i loro occhi e da vicino, i tifosi del Milan e tantissimi allenatori, Ancelotti in primo piano.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.