Il ritorno di Silvio: lavorerò anche più di prima

Dopo la visita di controllo all’ospedale, Berlusconi accelera sul rientro a Roma: forse già subito dopo l’Epifania. Il premier galvanizzato "dall'affetto e dalla fiducia della gente". E per le regionali punta a sfruttare il caos Pd

Il ritorno di Silvio: lavorerò anche più di prima

Roma Dispensa sorrisi sin dal mattino, Silvio Berlusconi. Dentro e fuori l’ospedale. Rasserenato dall’esito del controllo per la frattura all’osso nasale (le sue condizioni di salute sono «soddisfacenti», riferisce il medico di fiducia e primario del San Raffaele, Alberto Zangrillo), ma non solo. Ciò che tiene «su di morale» il Cavaliere è ben altro. E fa rima con «affetto della gente» - vedi test all’ultimo dell’anno al centro commerciale di Villasanta, in Brianza - e «fiducia». Fiducia che gli italiani, è quanto ripete a ogni suo interlocutore, continuano a manifestargli.
È un premier dunque «tranquillo e pronto a tornare in pista», stando alle confidenze di ministri e parlamentari che sondano il suo umore. Tanto che nel Pdl c’è chi forza sui tempi di recupero e scommette sul rientro anticipato, subito dopo la Befana, magari in coincidenza con il prossimo Cdm, in programma giovedì o venerdì. Ipotesi però da escludere, al momento, visto che l’atterraggio a Roma è sempre previsto per il 12, a un mese dall’aggressione in piazza Duomo e al riavvio dei lavori parlamentari. In ogni caso, sottolinea Paolo Bonaiuti, Berlusconi «è uno della gente, che viene dalla gente e ama stare con la gente» e «credo riapparirà già dalla fine della prossima settimana».
Comunque sia, il Cavaliere si sente «pronto». Convinzione che affida pure a don Luigi Verzè, con cui s’intrattiene per un veloce brindisi durante le due ore di permanenza al San Raffaele: «Adesso ci rimettiamo al lavoro con più lena di prima». Premier ancora indeciso, invece, sulla strategia da tenere in campagna elettorale («c’è ancora tempo per le Regionali», spiega), anche se cosciente della grossa opportunità che spaccature e indecisioni interne al Pd offrono al Popolo della libertà.
E allora, occhi puntati sempre sull’eterna incompiuta. Ovvero, sul capitolo riforme costituzionali, che rimane pur sempre uno degli auspici del Cavaliere, a cui qualcuno consiglia di preparare un «alto» discorso istituzionale, da tenere a Palazzo Madama tra un paio di settimane. Nell’attesa, lui ribadisce: «Proviamoci davvero, chissà che sia la volta buona». Via libera, quindi, ma con il solito paletto: «Siamo al governo anche per realizzare le riforme e non possiamo attendere all’infinito. Anche perché, non ho mica bisogno di scaldare la sedia». Tradotto: la maggioranza tenti un accordo, altrimenti vada avanti con i propri numeri. E se la situazione divenisse insostenibile, «dovremmo scegliere la soluzione di riserva». Cioè, elezioni anticipate. Scenario da fantapolitico, sì, anche se mai del tutto tramontato.
E se intanto si lavora al rafforzamento della squadra di governo (in vista la nomina di due nuovi sottosegretari, in pole Guido Viceconte ai Rapporti con il Parlamento e Daniela Santanchè al Welfare), il Pdl fa un piccolo passo in avanti sul fronte riforme. Con una nota congiunta, Bonaiuti e Maurizio Gasparri - che annuncia un prossimo vertice di maggioranza al Senato per decidere il percorso più adatto da seguire - sottolineano: «Da contatti informali con l’opposizione abbiamo tratto l’impressione che sia possibile riavviare un confronto, partendo da molte proposte giacenti nella Commissione affari costituzionali del Senato e in particolare dalla cosiddetta bozza Violante». Una base di partenza, sia chiaro, da integrare con la riforma della giustizia (su processo breve e legittimo impedimento «andremo comunque avanti», chiarisce il portavoce del premier, perché «non si tratta di leggi ad personam ma di giustizia ad personam che lo ha colpito») e con una seria discussione su elezione e poteri dell’inquilino di Palazzo Chigi.
Insomma, si torna a parlare di premierato, vecchio pallino berlusconiano. Si vedrà. Così come si dovrà ancora attendere per il faccia a faccia tra Berlusconi e Gianfranco Fini. Di certo avverrà dopo l’Epifania, forse nella capitale. L’attesa rimane, pure per verificare quanto il rapporto tra i due si sia deteriorato.

Anche perché, avrebbe confidato nei giorni scorsi Berlusconi, «gli amici si vedono nei momenti di difficoltà e Gianfranco, quando hanno tentato di ammazzarmi politicamente con la bocciatura del Lodo Alfano, non mi ha aiutato». Maligni pidiellini. Forse.

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