La rivolta degli editori Usa contro il censore Salinger

Lo scrittore blocca (a colpi di sentenza) un libro ispirato al suo testo. Ma ora i colossi della stampa fanno ricorso contro di lui: "E' illiberale"

La rivolta degli editori Usa contro il censore Salinger

L’orso è uscito dalla tana per chiamare il suo avvocato. Notiziona: J. D. Salinger parla, esterna, si fa vivo, telefona, come un comune mortale. Sì ma attenzione, solo per difendere il suo copyright, la tigna che non ti aspetteresti dal ribelle anticonformista che ha inventato il giovane Holden, quel quindicenne in rotta con il mondo che sembra la copia cartacea e adolescenziale dell’intrattabile romanziere rifugiato a Cornish, anonima cittadina di 1.600 anime nel New Hampshire.

L’orso (probabilmente spinto dal suo legale, l’unica persona al mondo che ha contatti con Salinger) ha fatto bloccare la pubblicazione di un libro che considera un ignobile e marrano sequel del suo capolavoro. La corte distrettuale di New York, a luglio, gli ha dato ragione e ha messo fuori legge 60 Years Later. Coming Through the Rye, sorta di parodia del mondo di The Catcher in the Rye (1951), con un protagonista - tale «Mr. C» - che altri non è se non Holden Caulfield invecchiato di 60 anni (ma il nome non viene mai fatto), con gli stessi tic linguistici (il tipico college-slang di Holden, pieno di «e compagnia bella», «e quel che segue», «una cosa da lasciarti secco», «la vecchia Phoebe» ecc. ), minacciato stavolta da un altro personaggio del romanzo, lo stesso Salinger, che vorrebbe sbarazzarsi della sua creatura diventata nel frattempo tanto famosa da procurargli intollerabili scocciature, tipo richieste di interviste o articoli sul Time Magazine, orrori di questo genere.
È questo un sequel? Non sembrerebbe, anche se tra i blogger americani c’è chi - molti - parla di provocazione astuta, di imbroglio, di sciocchezze pretestuose. Comunque sia, il giudice ha messo il veto: visto non si stampi. Ora però, in soccorso del giovane Fredrik Colting (il piccolo editore svedese autore del suddetto libro, già pubblicato in Svezia, Gran Bretagna e tra poco anche in Germania), sono arrivati i colossi dell’editoria americana, alleati con l’influente American Library Association, più una serie di altre associazioni di lettori e comitati per la libertà di espressione. Dietro ci sono corazzate della carta stampata come The New York Times Company (editore dell’omonimo quotidiano e anche del Boston Globe e dell’Herald Tribune e altri 15 giornali), la Associated press, The Tribune Company (che pubblica dozzine di quotidiani tra cui Los Angeles Times e Chicago Tribune) e la Gannett Co (quelli di Usa Today). Tutte quante insieme hanno firmato un’istanza di revisione alla Corte d’appello di New York in favore del presunto riciclatore di invenzioni altrui e dunque contro il censore Salinger.

Secondo il grande scrittore e la sua difesa (e secondo il giudice Deborah Batts che ha accolto la richiesta), Colting ha semplicemente «ripped-off» il Giovane Holden, «rubato» il soggetto del romanzo di Salinger senza averne l’autorizzazione. «Colting ha preso dall’originale - ha argomentato la Corte - molto di più, sia nei contenuti che nello stile, di quanto fosse ammissibile per ritenere che l’opera sia, come sostenuto, semplicemente una critica a Salinger, alla sua mentalità e al suo modo di fare». Un pirata, punto. Tutt’altro secondo gli editori e i librai che si sono presi la briga di promuovere la causa di Colting in sede legale, chiedendo l’annullamento del divieto: la tesi del giudice «calpesta completamente i principi di libera espressione del pensiero e dà per scontato che il nuovo libro causerebbe un danno irreparabile al querelante... Ma questa tesi contrasta con il senso comune e non è - non può essere - la legge», scrivono all’unisono gli avvocati dei gruppi editoriali, nel documento recapitato alla Us Court of Appeals di New York. «Come nazione abbiamo puntato tutto sull’idea che alcuni diritti, in particolare quello della libera espressione, debbano avere la precedenza su altri interessi, tra cui anche la sicurezza nazionale e quindi, certamente, anche il diritto d’autore».

Il libro di Colting, secondo i legali delle media companies non danneggia in alcun modo Salinger, tutt’al più infrange soltanto il suo «diritto morale di controllare i personaggi da lui creati e il suo lavoro. Ma questo non è un motivo sufficiente per il più controverso dei rimedi dal punto di vista costituzionale, il divieto di espressione», concludono. La stessa cosa dicono le associazioni nazionali di librai e bibliotecari scese in campo anche loro contro il raptus possessivo di Salinger. Nel loro brief scrivono che la Corte distrettuale, vietando 60 Years Later, «ha commesso errori gravi, con un profondo impatto sui diritti di libertà di parola».

Insomma tutti contro Salinger, l’inafferrabile, il recluso, il misantropo e il geloso custode dei propri personaggi. Vietare la pubblicazione di un libro, soprattutto su basi giuridiche così fiacche, sembra un’eresia, nel Paese campione delle libertà individuali. Si cita un caso precedente, The wind done gone della scrittrice texana Alice Randall, specie di re-interpretazione parodistica di Via col vento che, nonostante le rimostranze degli eredi di Margaret Mitchell, uscì regolarmente negli Stati Uniti (e fu colpito dall’unica condanna ammissibile per un libro in un Paese liberale, il flop nelle vendite). Anche 60 Years Later è una parodia - ma pure un omaggio - dell’originale e delle ossessioni del suo autore (cui il libro è dedicato). Vi ricompaiono tutti i personaggi di The Catcher in the Rye, lo stesso Salinger, Holden nei panni di un 76enne che vaga tra le vie di Manhattan come fosse ancora un diciassettenne. «Il mio è un libro sul rapporto tra lo scrittore e le sue creazioni» si difende Colting, che ha alle spalle una serie di pubblicazioni umoristiche (edite dalla sua Nicotext) dai titoli bizzarri come The Pornstar name book e The macho man’s drinkbook: because nude girls and alcohol go great togheter. Ma, ha spiegato a Village voice, «questo non vuol dire che non sia capace di scrivere opere serie».

L’ultima sarebbe una di queste, anche se Salinger non è d’accordo. I suoi avvocati sono certi di vincere in appello a settembre. Ma l’impressione è che il giovane svedese, divenuto una semicelebrità grazie alle paturnie del vecchio Salinger, la sua battaglia l’abbia già un po’ vinta.

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