Le dinamiche del mercato automotive, accelerate dalla crisi, rischiano di spiazzare chi non riesce a cambiare marcia. Più che le case e la filiera della fornitura, capaci di ragionare in unottica globale, i mutamenti mettono a repentaglio la distribuzione locale. Dice Massimo Ghenzer (nella foto), già presidente di Ford Italia nonché vicepresident brand strategy per lEuropa, e oggi a capo della società di consulenza Areté Methodos: «Alla fine dellanno allimmatricolato mancheranno circa 400mila vetture; inutile illudersi che il mercato italiano torni ai livelli precedenti, perché la crisi è strutturale ed è diminuita la propensione allacquisto». Il downsizing non è solo nelle scelte di indirizzo dei produttori, ma è probabilmente anche nelle corde dei consumatori. «Si torna a pensare a vetture più piccole, ma bisogna fare attenzione: il cliente, dopo anni in cui è stato viziato con una moltitudine di accessori, dallelettronica di sicurezza al climatizzatore e allentertainment di bordo, non vuole essere trattato da povero». Poiché da qui non si torna indietro, e il focus si appunta sui margini di guadagno, ecco la necessità di trovare unalternativa.
«Il mondo dellauto - osserva Ghenzer - deve ragionare in termini di catena del valore. Il markup non deriva solo dalla vendita del nuovo, ma anche dallinsieme dei servizi a corollario, come il finanziamento acceso per lacquisto, lantifurto, il pacchetto assicurativo che comprende lassistenza stradale e le tutele accessorie. Ecco allora che invece di ridurre i contenuti del prodotto, cosa improponibile, è dobbligo sfruttare questa catena per iniziare a recuperare marginalità».
Quanto poi alle dotazioni imposte dalle normative, che si traducono in un aggravio di costi perché più care delle equivalenti tradizionali, «la soluzione, allaumentare del livello tecnologico, sta nel comprimere i costi dei processi produttivi. Già lo si è fatto, in passato, con il catalizzatore e con i presidi obbligatori per la sicurezza.
Del resto, se si considera unauto del segmento C dei primi anni 80 e unomologa di oggi, questultima è nettamente migliore sotto il profilo tecnico, in termini di consumi, accelerazione, comfort di marcia, guidabilità, affidabilità e manutenzione richiesta». È dunque sul rapporto tra distribuzione e clientela che si gioca gran parte delle sorti di un settore sotto pressione. «Per le concessionarie, in particolare - aggiunge Ghenzer - si tratta di intraprendere un articolato percorso verso la profittabilità. Una roadmap che tocca tutte le fasi, dallordinazione del prodotto fino allo stadio di pieno utilizzo della catena del valore. Per aumentare la competitività serve migliorare la gestione dei saloni e dei venditori, recuperandone le performance, nonché fare leva sugli agganci delle offerte di prodotto al mercato. E poi, sfruttare la qualità del rapporto con il cliente».
A questo proposito a ottobre, presso la Luiss Business School, prende il via l'Advanced Dealer Program, organizzato con Areté Methodos e rivolto al personale direttivo delle concessionarie: «Dal branding & marketing al finance & control e allafter sales, è un piano di studi che affronta con taglio pratico le tematiche gestionali, con lobiettivo preciso dell'incremento dei margini».
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