Roma la prima capitale digitale in Europa

Un mese (16 novembre) e Roma dirà definitivamente addio alla tv analogica, diventando così la prima grande capitale digitale d’Europa. Per la cronaca «battute» Londra, Parigi e Madrid. L’annuncio è del viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani nel corso del convegno che ha riunito i brodcaster per fare il punto sul passaggio alla nuova tecnologia a metà dei 90 giorni che tra settembre e dicembre porterà il digitale terrestre nelle case del 30% degli italiani.
«Siamo al punto di non ritorno», afferma Romani, rivendicando per l’Italia il ruolo di paese protagonista. «Digitale terrestre - dice - oggi vuol dire 34 canali nazionali gratuiti rispetto ai 10 analogici. Entro il 2009 sarà nelle case di 6,2 milioni di famiglie, pari al 30 per cento della popolazione; entro il 2010 toccherà il 68 per cento, per il 2011 l’81 e nel 2012 il passaggio sarà davvero completato».
Un termine, quello dello switch off definitivo, che il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, ha chiesto ancora una volta di «anticipare», evitando di lasciare indietro la Calabria e la Sicilia. Ipotesi che il governo non esclude, «se si risolveranno tutti i problemi di coordinamento delle frequenze con gli Stati confinanti», spiega Romani. Trovato l’accordo con la Francia e sostanzialmente con la Svizzera e con il Vaticano, restano aperti i fronti della riviera adriatica (e quindi il coordinamento con i Paesi dell’ex Jugoslavia) e della Sicilia (con i Paesi del Mediterraneo). Nel giorno dello switch over di Raidue e Retequattro a Napoli e in Campania e alla vigilia dello switch off in Trentino Alto Adige, previsto oggi, Romani ha rivendicato il successo di scelte come «le task force regionali» e «il contributo statale per le fasce più deboli, erogato fin qui a 926 mila famiglie, per un totale di 210 milioni di euro usati per acquistare 2,2 milioni di decoder interattivi». Al termine di questo «passaggio epocale», ha ricordato, «metteremo a gara cinque multiplex digitali e un multiplex Dvbh». Ad Andrea Ambrogetti, presidente dell’associazione DGTVi, il compito di snocciolare le cifre dei 90 giorni che cambieranno il volto della nostra tv: «Saranno coinvolti 15,5 milioni di individui, 6,2 milioni di famiglie, 5 regioni e 2 province autonome, 2.085 comuni, 279 emittenti e circa 6.170 impianti. A fine 2009 17,6 milioni di italiani saranno completamete digitalizzati in quanto a televisione».
Se il presidente della Rai, Paolo Garimberti, ha rivendicato il ruolo di «locomotiva» svolto fin qui dalla televisione pubblica, chiedendo però al governo «un impegno più serio nella lotta contro l’evasione dal canone», il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, ha ricordato gli effetti positivi del passaggio alla nuova tecnologia in termini di «pluralismo», invitando tutti gli operatori alla cooperazione anche sul fronte della banda larga.

Auspicio condiviso dall’amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè, che ha assicurato che l’azienda non ha alcuna intenzione di «ridimensionare» il suo ruolo nella tv digitale, settore nel quale ha investito 300 milioni per la trasformazione degli impianti.

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