In soli tre mesi i rifiuti romani percorrono 23mila chilometri e toccano ben 15 regioni italiane. Il viaggio avviene su piccoli furgoni, camion e anche Tir. Un viaggio infinito per riuscire a smaltire l’immondizia capitolina, già di per sé difficile da raccogliere. Come riportato da Il Tempo, un gruppo di esperti, con a capo Susi Gutsche, artista viennese, ha deciso di monitorare gli spostamenti utilizzando una tecnica sperimentale, ovvero una rete a bassa potenza per raccogliere dati su larga scala. Roma è stata scelta perché comunque si trova al centro della discussione politica, per quanto riguarda la monnezza, da diversi anni. L’artista ha spiegato che la spedizione, l'esportazione e il commercio dei rifiuti non è un problema solo romano, e che i trasporti sono su scala globale per tenere i costi più bassi e togliere velocemente i rifiuti dalla vista e dal territorio.
Così tanti chilometri qualche problema di inquinamento lo generano:“Le emissioni del trasporto dei rifiuti contribuiscono in modo significativo all'inquinamento e al riscaldamento globale. I pneumatici rilasciano microplastiche. L'Ue ci chiede di ridurre le emissioni da trasporto del 90%. Questo ha dato il via ai nostri esperimenti. Abbiamo monitorato principalmente rifiuti di plastica e tessuti, perché i nostri tracker sono sopravvissuti più a lungo all'interno di questi articoli. E scoperto che i rifiuti generici vengono per lo più portati in altri Paesi europei e, fino al 2017, in Bassa Austria per essere inceneriti; tutti i prodotti tessili che abbiamo rintracciato sono partiti in direzione sud, soprattutto Napoli e dintorni. Alcuni tessuti hanno seguito percorsi interessanti partendo da Roma, salendo fino a Livorno e poi giù verso la Sicilia”.
Gutsche ha tenuto a sottolineare che in Italia il tema dei rifiuti ha persino spaccato un governo, anche se, a suo dire, adesso i romani sembrerebbero più favorevoli all’idea di avere un termovalorizzatore. L’artista viennese ha ricordato che la sua città ha un impianto di termovalorizzazione proprio in centro e che il suo consiglio, rivolto agli scettici, è di andare a visitare l’impianto. “A Roma non esiste alcun sistema di deposito, nemmeno per le bottiglie di birra in vetro o simili. Quindi non è realistico proporre "rifiuti zero" come soluzione a breve termine. Mancano proprio le basi. Oltre a ridurre il volume dei rifiuti, i termovalorizzatori possono contribuire a ridurre l'effetto serra, in quanto eliminano le emissioni di metano prodotte dalla messa in discarica. L'impatto del metano sul clima è più più forte della CO2. È chiaro che gli impianti di termovalorizzazione non saranno tutto ciò di cui abbiamo bisogno a lungo ma è una buona soluzione intermedia per affrontare l'attuale crisi energetica”, ha spiegato.
Cosa prevede il nuovo contratto
Intanto però c’è tutto da rivedere per quanto riguarda la pulizia e la raccolta dei rifiuti. La municipalizzata per l’ambiente Ama e il Campidoglio hanno stilato un nuovo contratto di servizio, le cui linee guida saranno presentate giovedì prossimo in Giunta per essere approvate. Secondo quanto previsto dovrebbero esserci alcune azioni che puntano a incrementare la differenziata, così da poter arrivare a fare in modo che Roma diventi autonoma e riesca a chiudere il ciclo dei rifiuti. Per raggiungere questo obiettivo saranno fondamentali le "Ama di Municipio". Queste realtà nasceranno con l’intento di avvicinare la municipalizzata alle esigenze dei romani e dei quartieri.
Gli obiettivi
Tra ciò che è da rivedere c’è anche lo spazzamento delle strade, che dovrà essere integrato con il servizio di raccolta per arrivare nel 2030 al 65%. Prevista anche la razionalizzazione della logistica e delle postazioni stradali per uno svuotamento dei cassonetti che sia più rapido ed efficiente. Gli itinerari dei mezzi dovranno essere ridefiniti. Per quanto riguarda invece l’impiantistica, progressivamente dovrebbe essere prevista la riconversione degli impianti aziendali di trattamento dell'indifferenziata, l'autosufficienza impiantistica sul fronte del trattamento recupero, la “drastica riduzione del ricorso allo smaltimento in discarica”. L’obiettivo di minimizzazione dei rifiuti smaltiti, pari o inferiore al 10% del totale in peso di quelli prodotti, deve essere raggiunto entro il 2035. Per “lo smaltimento dei residui derivanti dal trattamento, non suscettibili di recupero di materia o di energia, dovrà essere improntato in un'ottica di sostenibilità ambientale ed economica, anche attraverso la realizzazione di impianti aziendali o il ricorso a impianti terzi”.
Chi dovrà accertare le violazioni
Una volta avuto l'ok dalla Giunta, le linee guida verranno sottoposte anche alle commissioni competenti e ai Municipi. In ultimo, il nuovo contratto di servizio tra Ama e Campidoglio, della durata di 5 anni, dovrebbe ricevere il via libera dell'Assemblea Capitolina. I controlli non dovrebbero mancare. A tal proposito, come si legge nella bozza di contratto, la polizia locale e gli agenti accertatori di Ama avranno il compito di accertare eventuali violazioni. Per informare i cittadini, Ama “dovrà provvedere alla pubblicazione, sul proprio sito internet, dei giorni in cui si svolgono i turni di spazzamento”; “la gestione dei reclami e delle segnalazioni, da parte di Ama, dovrà essere declinata a livello municipale prevedendo strumenti dedicati, quali ad esempio una sezione "ad-hoc" sui singoli portali e siti web dei rispettivi Municipi”.
Come spiegato dall'azienda, sarà importante anche“la regolazione del sistema di incentivi per dirigenti e amministratori di Ama in funzione del raggiungimento degli obiettivi stabiliti”.Segui già la pagina di Roma de ilGiornale.it?
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