Roma, clinica di lusso in mano ai movimenti per la casa

A Roma la clinica privata Valle Fiorita, chiusa dal 2011, è stata occupata, dopo pochi mesi dai movimenti per la casa. Da allora il proprietario non solo non può usufruire del suo immobile ma è anche costretto a continuare a pagare l'Imu

Roma, clinica di lusso in mano ai movimenti per la casa

Tre piani, 270 posti letto, un parco di un ettaro e 8mila metri quadri in totale. Si presenta così Valle Fiorita, la clinica privata chiusa dal 2011 e occupata, dopo pochi mesi, dai movimenti per la casa.

Occupazione clinica Valle Fiorita, la versione dei proprietari

La struttura, posta nel quadrante Nord-Ovest di Roma, è di proprietà della famiglia Lenzini che, dopo 60 anni, ha perso la convenzione con la Regione Lazio e si è vista costretta a cessare la sua attività e a licenziare 115 dipendenti. Ora ci vivono più di 200 persone di varie nazionalità che usufruiscono di acqua e luce, pagate dai legittimi proprietari. “Dopo aver pagato lo scotto della mala gestione della sanità della Regione Lazio ci troviamo a dover affrontare anche il problema dell’emergenza abitativa del Comune di Roma”, dice Carlo Lenzini, uno dei soci della clinica Valle Fiorita che fino a 7 anni fa era un’importante succursale dell’ospedale San Filippo Neri. “E non possiamo fare altrimenti perché dentro la clinica c’è una centralina Acea che serve anche altre strutture di via Torrevecchia”, spiega Lenzini, imbufalito con gli occupanti dei centri sociali che “si sono trovati un hotel a loro completa disposizione dove hanno energia, climatizzatori e tutti i servizi primari”. “Ci hanno fatto una palestra, una sala cinema e purtroppo me ne sto facendo carico io che sono costretto persino a pagare l’Imu”. “Essendo uno stabile occupato dovremmo essere esenti dal pagamento. Finora abbiamo sborsato 600mila euro, pari a 100mila euro all’anno, la metà di quello che dovremmo dare”, rivela Lenzini che, al momento, è in causa col Comune di Roma il quale “sostiene addirittura che non abbiamo fatto il necessario per lo sgombero dell’occupazione”. A tal proposito il proprietario si chiede: “Chi c’è dietro l’occupazione di Valle Fiorita? Quanti sono gli occupanti? Quanti sono regolari e quanti irregolari? Quanti lavorano? E quelli che lavorano perché non si pagano una casa in affitto come tutti?”.

Occupazione clinica Valle Fiorita, la versione dei comutati per la casa

Tutti quesiti legittimi che sottoponiamo a un attivista del “Coordinamento cittadino lotta per la casa”, movimento “capeggiato dal noto Luca Fagiano, attualmente agli arresti domiciliari per i gravi incidenti di cui si è reso responsabile nel corso di una manifestazione dell’ottobre 2013”, si legge in una nota della Digos sulla clinica Valle Fiorita. Clinica che, da quando è stata occupata, è divenuta inaccessibile non solo ai proprietari ma anche ai giornalisti. La nostra richiesta di intervistare alcuni residenti per capire le loro reali condizioni di vita e i motivi per i quali hanno occupato viene totalmente ignorata. Riusciamo soltanto a entrare nel gabbiotto che una volta era del portiere della clinica e lì parliamo con Ethienne Navarre, nome di battaglia di Claudio, uno degli attivisti che, dopo lo sgombero di uno stabile di Cinecittà, è tornato a vivere a Valle Fiorita a distanza un anno. “Qui ci sono circa 100/120 nuclei familiari di varie nazionalità: nordafricani, centrafricani, italiani e sudamericani. Noi andiamo orgogliosi del nostro meticciato e non chiediamo se sono rifugiati oppure no ma di certo chi abita qui non è un fondamentalista islamica o un migrante appena sbarcato dalla Sicilia”, ci spiega l’attivista. Si tratta perlopiù di stranieri con i documenti in regola ma precari, “persone fragili socialmente ed economicamente”, dice Ethienne Navarre. “Sono persone che magari fanno le pulizie a 3 ore l’ora o lavorano in nero per una ditta di traslochi per una settimana e, poi, restano senza far nulla per il resto del mese”, spiega l’attivista che aggiunge: “Per chi vive qui non è una pacchia, la sua è una scelta condizionata da un’oggettiva difficoltà”. Ethienne Navarre, poi, nega che all’interno dello stabile si svolgano delle attività illecite: “Entrare è difficile, uscire è un attimo. Qui spaccio non ce n’è. Per problemi di violenza, razzismo da qui si viene cacciati. L’assemblea non ti vuole”, spiega l’attivista che smentisce anche se esiste forma di affitto o subaffitto. “Qui non esiste alcuna compravendita di stanze. Ci auto-tassiamo di 10 euro per le spese condominiali come la pulizia dei locali o il rifacimento delle fognature”.

Dopo questa chiacchierata, salutiamo l’attivista dei comitati per la casa convinti che sia paradossale,

soprattutto dopo quello che è successo a San Lorenzo, che a Roma esistano ancora luoghi inaccessibili non solo alla stampa ma anche ai legittimi proprietari e dove qualcuno impone norme di comportamento e “tasse” distinte da quelle previste dallo Stato.

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