Venti i sanitari, tra medici e infermieri, che sono stati aggrediti nella serata di sabato 9 ottobre al pronto soccorso del Policlinico Umberto I di Roma da una trentina di persone che hanno provato a raggiungere uno dei manifestanti rimasti feriti negli incidenti durante la manifestazione No Green Pass. “Il paziente era nella sala accettazione e fin dall'inizio ha iniziato ad aggredirci verbalmente. Gridava: Siete servi del potere, della dittatura. Non mi dovete toccare. Ci siamo avvicinati per calmarlo poi è letteralmente esploso quando gli abbiamo detto che dovevamo eseguire un tampone Covid, la procedura obbligatoria per escludere o meno il virus” ha raccontato a Il Messaggero uno dei sanitari, chiedendo di restare anonimo per timore di ripercussioni. “Alcuni di loro, degli estremisti che hanno tentato di forzare gli ingressi, mi hanno visto e sono molto spaventato” ha spiegato.
L'assalto notturno al pronto soccorso
Tutto sarebbe iniziato verso mezzanotte, quando uno dei manifestanti è giunto in pronto soccorso in forte stato di agitazione. Come ha spiegato il medico:“Gli abbiamo dato una bottiglietta d'acqua. Dopo averla aperta, l'ha lanciata contro di noi e ha colpito una collega. A quel punto la situazione è precipitata. Cercavamo ancora di calmarlo ma ci respingeva e ci spingeva. Avevo notato che aveva fatto diverse telefonate, diceva che lo stavamo tenendo prigioniero ma nessuno di noi si era reso conto che aveva chiamato i suoi amici”. Infatti, i sanitari erano ancora nella stanza dell'accettazione, mentre l’uomo continuava a gridare e a insultare, quando hanno sentito urlare fuori dalla stanza: “Lasciatelo andare maledetti e fateci passare”.
Tra i pazienti in attesa vi erano anche degli agenti di polizia che erano stati feriti durante la manifestazione svoltasi nel pomeriggio a Roma, che hanno fin da subito aiutato i sanitari. “All'inizio però, lo ammetto, pensavo che quell'uomo si sarebbe calmato. Non è la prima volta che ci troviamo in difficoltà per le intemperanze dei pazienti che arrivano agitati. Ma quando sono arrivati gli altri violenti si è scatenato il caos. Gli agenti hanno subito sbarrato ogni porta e hanno chiamato i colleghi in supporto” ha continuato a raccontare il medico. Fortunatamente le pattuglie si trovavano già nel piazzale e così i medici e i poliziotti in attesa di essere refertati hanno pensato a mettere in sicurezza tutto il pronto soccorso. Anche se si sentivano continue urla e colpi ripetuti e violenti alle porte.
Il sanitario: "La situazione era tesa"
Il medico ha quindi proseguito il racconto: “Abbiamo blindato il primo piano e chiuso tutte le vie di accesso. Io, come i miei colleghi, ho proseguito il turno spostandomi nei diversi reparti all'interno della struttura. Sapevo che fuori c'era la polizia e che la situazione era tesa. Abbiamo fatto tutti un grosso sforzo per mantenere la calma e la lucidità. Quando l'uomo che era qui da noi è stato portato via, tutto è tornato quasi alla normalità. I colleghi hanno poi chiesto di mettere in sicurezza anche l'ingresso nel piazzale principale e di chiudere tutto anche lì. Ero scosso e lo sono tutt' ora. Tutti abbiamo continuato a occuparci dei nostri malati”.
Le urla e le grida provenienti dal piazzale, secondo quanto riportato dal testimone, sono andate avanti fino alle quattro del mattino, ma dopo che era scattato l'allarme gli agenti avevano formato un cordone per evitare altre incursioni. Una volta terminato il turno “sono corso a casa. Ora sto cercando di riprendermi perché le emozioni sono state fortissime. Sono molto amareggiato perché da un anno lavoro in questo ospedale, in prima linea contro il Covid, e non riesco a capire come si possa arrivare a tanto. Mi riferisco chiaramente alle aggressioni verbali e a quelle fisiche. Stavo solo svolgendo il mio lavoro e mi sono ritrovato al centro di una guerriglia” ha concluso il medico.
Anche il primario è sotto choc per quanto avvenuto sabato. Francesco Pugliese, direttore del pronto soccorso del Policlinico Umberto I di Roma, ha raccontato al Corriere che “la sala emergenze era isolata, se fosse arrivato un paziente grave, in quei minuti l'accesso sarebbe stato impedito. Mai vista una tale furia”. Il dottor Pugliese ha quindi rammentato l’assalto che il suo pronto soccorso ha subito: “Avevamo questo paziente, arrivava dalla manifestazione, ma rifiutava i trattamenti, persino il tampone. Inveiva contro il personale. Dieci persone si erano radunate fuori dal pronto soccorso per lui, come fossero venuti a liberarlo. La tensione è salita quando sono diventati quaranta”. Il direttore non sa dire se ci fossero amici o parenti del paziente, sicuramente però, a sentire cosa urlavano, vi erano No vax e No green pass.
Il direttore: "Siamo demotivati e sotto choc"
Come ha ricordato il primario, urlavano “insulti irripetibili, minacce. Mai i colleghi si erano sentiti addosso parole di tale violenza. Cieca. Pura. Eppure parliamo di personale formato, con anni di esperienza, sanno gestire tossici, ubriachi, pazienti psichiatrici. Queste persone hanno fatto irruzione nell'area accettazione, in pratica isolando la sala rossa, quella dei pazienti critici. Se fosse arrivata un'urgenza in quei minuti...”. Ha poi raccontato che l’assalto vero e proprio c’era stato prima dell’arrivo della polizia, nella zona sanitaria, alla presenza di medici, infermieri, e guardie che cercavano di respingere le persone. “Aggressioni, spintoni, bottigliette lanciate addosso. Hanno rotto la porta di ingresso del pronto soccorso, ci sono stati altri danni, ma soprattutto hanno costretto il personale a barricarsi dietro le porte blindate della sala gialla. Era piena di pazienti, anche loro terrorizzati. Una rabbia mai vista, in un luogo dove si curano malati, moribondi. Un pronto soccorso è come la Croce Rossa in zona di guerra: sacro, intoccabile” ha sottolineato il direttore che alla fine ha fatto il bilancio della nottata: “Abbiamo curato tre colleghi e due poliziotti feriti non sono gravi. Siamo tutti sotto choc, ma anche demotivati.
Vediamo questo atteggiamento estremista anche nei no vax che curiamo, ci chiedono "che mi fate, che mi iniettate?". Per un medico vedersi morire tra le mani queste persone che si potevano salvare, veder buttar via così delle vite... mi scusi non trovo le parole”.Segui già la pagina di Roma de ilGiornale.it?
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