Roma, una stazione metro su due è inaccessibile ai disabili

Tra barriere architettoniche e ascensori fuori uso in moltissime stazioni, per i disabili in carrozzina spostarsi sui mezzi pubblici è diventata un'impresa

Roma, una stazione metro su due è inaccessibile ai disabili

Barriere architettoniche, ascensori e montascale guasti o mancanti: a Roma nei giorni scorsi una stazione metro su due era inaccessibile alle carrozzine. E così per le persone con disabilità riuscire a salire su un treno è diventata una scommessa. Il tema è tornato alla ribalta dopo la brutta avventura capitata a Matteo Chittaro e Luca Bruzzese, due ragazzi sulla sedia a rotelle, rimasti intrappolati rispettivamente nelle stazioni di Marconi e Torrenova.

Ma il problema riguarda tanti altri snodi. Tra questi c'è quello di Garbatella, dove incontriamo Antonio Pelagatti, presidente dell'Associazione italiana distrofia muscolare facio-scapolo-omerale. Ci aspetta dal lato di via Ostiense, a bordo della sua carrozzina elettrica. Non ci sono indicazioni né percorsi dedicati ai disabili, così ci avventuriamo lungo il vialetto stretto e accidentato che conduce all'ingresso della stazione. L'obiettivo è quello di prendere la metro. Ma l'esito non è scontato. Al termine del tragitto, infatti, troviamo una rampa di scale che ci sbarra la strada. Siamo obbligati ad invertire la marcia per provare ad accedere dall'altro lato. Un'impresa tutt'altro che facile: bisogna costeggiare lo snodo utilizzando la viabilità ordinaria, passando per ponte Spizzichino. Il marciapiede è stretto e Antonio può salire soltanto con l'aiuto di qualcuno. "È umiliante, di fronte a queste cose mi sento un cittadino di serie B – confessa – ma non mi arrendo, e continuo a lottare per i miei diritti".

Il sole di settembre rende l'aria afosa, il mare di Ostia dista soltanto pochi chilometri e si potrebbe raggiungere comodamente partendo dalla stazione di Piramide, ad appena una fermata da Garbatella. "A volte vorrei andarci, ma poi rinuncio perché da solo è praticamente impossibile", ci dice rassegnato. L'altro versante della stazione non offre alcuna comodità. Il viale che porta all'ingresso è minato da buche e dislivelli. Antonio scarta gli ostacoli uno ad uno con aria sconfortata. "Anche queste – dice – sono barriere architettoniche". Eccoci finalmente all'interno. Con gran sollievo di tutti, scopriamo che gli ascensori funzionano e riusciamo ad raggiungere ai binari. C'è un convoglio in arrivo. Odissea finita? Niente affatto. L'intercapedine tra carrozza e banchina è troppo grande. Le ruote della carrozzina rischiano di rimanere incastrate nella fessura. Che fare? "Io non me la sento di rischiare", ci spiega. Si può solo aspettare il treno successivo e incrociare le dita, sperando che le cose vadano meglio. Mentre rimaniamo a guardare gli altri che si infilano nel convoglio senza nessuna difficoltà ci mettiamo nei panni di Antonio. "Viviamo una situazione di grave discriminazione che ci portiamo dietro da sempre – racconta – e a cui nessuna amministrazione ha posto rimedio". "Anzi – aggiunge – negli ultimi mesi i disservizi sono sempre più frequenti". L'appello a Campidoglio e Atac è di dotare le stazioni di apposite pedane di metallo, che permettano di sormontare il divario tra treno e banchina.

In una giornata normale come quella di oggi (ieri, ndr), la lista dei guasti è un bollettino di guerra. A denunciare i numeri della vergogna è Mercurio Viaggiatore, blogger e attento conoscitore delle falle del trasporto pubblico capitolino. Delle 27 stazioni della linea A, 14 (ovvero più del 50 per cento) sono inaccessibili ai disabili. In 9 casi si tratta di disservizi temporanei agli impianti di traslazione, mentre nelle stazioni di Spagna, Barberini, Repubblica, Vittorio Emanuele e San Giovanni la manutenzione non c'entra. È un problema strutturale perché mancano sia ascensori che montascale. Sulle linee B e B1, invece, l'inaccessibilità riguarda 8 fermate su 26. "Ma attenzione – ci spiega – questo è un calcolo di massima perché può anche capitare che le rotture non vengano segnalate, quindi anche monitorando il sito dell'Atac non è sempre possibile avere un quadro completo dei disagi". "A pagare le scotto di questa situazione – continua – sono le persone con problemi di mobilità, ma anche gli anziani, le mamme con i passeggini o i turisti che trasportano valigie pesanti". "I disabili hanno diritto alla loro dignità e alla loro autonomia", ricorda l'attivista.

Ma nei tunnel della metropolitana, ormai, di carrozzine se ne vedono ben poche. "La maggior parte delle persone con questo tipo di problemi rinuncia a muoversi – ci spiega Antonio – e sempre più spesso sceglie di chiudersi in casa". Una "scelta", se così la si può chiamare, obbligata.

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