Per la prima volta da cittadini europei a pieno titolo, i romeni vanno alle urne domani per eleggere il quarto presidente della Repubblica della loro storia dopo il crollo del regime comunista di Nicolae Ceausescu. Sarà un voto cruciale per organizzare una risposta alla crisi politica che grava sul Paese, messo a dura prova da una forte recessione e guidato da due mesi da un governo di fatto decaduto.
I candidati presidenziali sono dodici, ma il ballottaggio del 6 dicembre sembra cosa praticamente scontata tra il presidente uscente di centrodestra Traian Basescu e il leader dell'opposizione socialdemocratica Mircea Geoana. L'outsider è il liberale Crin Antonescu, che ha fatto del taglio delle tasse il cavallo di battaglia della campagna elettorale.
Basescu, 58 anni, ex capitano di Marina eletto nel 2004, poteva contare sull'appoggio dei grossi centri urbani ma anche delle vaste rurali. Geoana, 51 anni, ex ambasciatore a Washington e ministro degli Esteri dal 2000 al 2004, secondo i sondaggi raccoglie tra il 30 e il 32 per cento dei consensi ciascuno. Sarà un testa a testa, confermano gli osservatori. Il vincitore dovrà quindi nominare in tempi brevi un premier in grado di trovare una maggioranza parlamentare e di varare quelle riforme richieste dal Fondo monetario internazionale, che questa estate ha concesso a Bucarest un prestito di 20 miliardi di dollari. In mancanza di un governo finalmente stabile, il Fondo ha fatto sapere che «congelerà» la seconda rata del maxi-finanziamento. Un cappio al collo dello sviluppo economico romeno.
I 22 milioni di romeni stanno vivendo un momento delicato dal punto di vista politico a causa dello sfaldamento della coalizione tra i democratici-liberali al potere e i socialdemocratici, alla caduta del governo e alla bocciatura in Parlamento di due diversi premier designati da Basescu. Si tratta di veri e propri fedelissimi Pdl; prima è toccato a Croitoru, noto economista, poi al sindaco del terzo municipio metropolitano della capitale Negoita. Ora la terza soluzione potrebbe essere impersonata da Monica Macovei, oggi europarlamentare, personalità esperta e che gode di stima bipartisan.
Intanto però resta lo scontro frontale tra il presidente uscente e il Parlamento, dove l'opposizione ha la maggioranza assoluta. I socialdemocratici designano come futuro premier l'attuale sindaco sassone di Sibiu, Klaus Johannis.
Finito nel mirino di una parte dei media nazionali per via del suo carattere autoritario, Basescu si sente vittima di un «sistema disonesto che vuole impedire la modernizzazione del Paese». Nell'agenda del presidente ci sono già gli impegni a snellire una macchina statale elefantiaca e devastata dall'interno dalla corruzione. In questo senso va l'iniziativa di Basescu che ha indetto un referendum, il giorno stesso delle elezioni, per ridurre il numero dei rappresentanti dagli attuali 471 a 300, con un Parlamento monocamerale. Il rivale Geoana urla al «regime».
Infine incombe lo spettro dell'astensionismo. La partecipazione alle consultazioni dovrebbe essere inferiore al 50 per cento degli aventi diritto, segnale del marcato disinteresse dei cittadini verso la politica dopo l'ultima stagione fatta di veleni e moniti della comunità internazionale. Il ministero degli Esteri della Romania ha organizzato 294 seggi elettorali in tutto il mondo, per premettere anche agli emigrati di partecipare all'appuntamento. Per l'Italia saranno 55 i seggi elettorali dislocati in 50 città italiane. Ogni sezione elettorale sarà presieduta da un funzionario consolare e da una commissione elettorale che vigilerà sul regolare svolgimento della consultazione.
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