Ruländer, che sorpresa in Alto Adige

C he bello scoprire un nuovo piccolo gioiello dell'enologia italiana. Ci fa sentire degli esploratori del calice, e ci fa capire che il nostro Paese ha un grande futuro.

Queste semplici considerazioni ce le ha provocate l'assaggio dei vini della Tenuta Ceo, che abbiamo avuto la fortuna (duplice) di fare al ristorante Vun del Park Hyatt di Milano, illuminato dalle creazioni del bistellato Andrea Aprea. La Tenuta Ceo (parola che in dialetto trevigiano indica una cosa piccola e carina) si trova a Salorno, nella Bassa Atesina, all'estremo sud dell'Alto Adige. I proprietari sono un appena trentenne, Dietrich Ceolan, aitante e ruvido enologo; e il meno che trentenne Michael Scalet, che si occupa di amministrazione e marketing. L'uva è coltivata terreni argillosi sedimentati dall'Adige nel corso dei secoli, le rese sono naturalmente basse e quindi sinonimo di grande qualità. I vitigni sono cinque: il Pinot Grigio, imbottigliato con il nome di Ruländer, alla tedesca, lo Chardonnay, il Cabernet, il Merlot e il Lagrein. Le vendemmie alle spalle appena due, ciò che non offre un database affidabile sulla longevità dei vini, soprattutto quelli rossi, ma che costringe a un'estrapolazione assai avvincente. Le bottiglie prodotte appena ventimila (e quindi nel corso del pranzo abbiamo consumato più o meno l'uno per mille della disponibilità), la distribuzione focalizzata sull'Alto Adige. Chi è a Milano e volesse provare i vini Ceo farebbe meglio ad acquistarle online su info@ceo-wine.it.

E i vini? Abbiamo provato il Ruländer nelle annate 2016 e nella 2017 che, malgrado ancora non imbottigliata, è al naso magnificamente balsamica, di mela verde, incenso, eucalipto.

Composto lo Chardonnay, anche in versione Selection, parzialmente affinato in legno. Tra i rossi a noi è piaciuto molto lo slanciato Lagrein 2016, ma anche il Merlot 2016 ha avuto molti consensi. Vi teniamo d'occhio, ragazzi.

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