Rutelli e Berlusconi, primi passi E adesso si tratta sulle riforme

RomaQualche buontempone se la ride sotto i baffi: «Aveva ragione Guzzanti... ». Corrado, in questo caso, interprete di un’imitazione di Francesco Rutelli passata agli annali, che nel 2001, a L’ottavo nano, ai tempi dell’Ulivo e a ridosso delle Politiche in cui il personaggio reale sfidava il Cavaliere, chiuse così uno sketch: «Silvio, se vinci, ricordati degli amici, di chi ti ha voluto bene... ». Ironia a parte, l’intervista su immigrazione e Islam («sbagliano Fini e la sinistra»), rilasciata ieri al Giornale dal leader dell’Alleanza per l’Italia, e l’editoriale di Vittorio Feltri, con cui il direttore invita il centrodestra a «negoziare» un suo eventuale ingresso invece di inseguire l’ambiguità politica di Pier Ferdinando Casini, non rimangono sottotraccia. E da quanto raccontano con malizia nel suo vecchio partito, il Pd, sembra che l’ex vicepremier di prodiana memoria sia rimasto in entrambi i casi soddisfatto, tanto da inviare in giro sms in tal senso.
La domanda, a questo punto, nasce davvero spontanea: ci sono margini concreti per un avvicinamento tra Silvio Berlusconi e Rutelli? La risposta non è secca, né in un senso né nell’altro. Insomma, si prende tempo, da entrambi i fronti, visto che la prossimità delle Regionali, e il troppo recente strappo consumato ai danni dei democratici, invitano alla cautela. Lo spiega bene Pino Pisicchio, che ha mollato l’Idv di Antonio Di Pietro per passare con l’Api: «Il nostro range, per le alleanze alle Regionali, spazia dal centro al centrosinistra». Come dire, allo stato dei fatti, non c’è alcuna possibilità di cercare un’intesa con il centrodestra. Detto questo, «è di certo possibile avviare un dialogo sui temi istituzionali, sulle riforme, perché da parte nostra non c’è alcuna pregiudiziale ideologica, ma solo la consapevolezza che debba essere il Parlamento il luogo del confronto». «Tutto vero», conferma un rutelliano doc, anche se la posizione di Bruno Tabacci, tra i fondatori dell’Api, «non è certo conciliante nei confronti del premier».
Per carità, neppure nel Pdl fanno tutti salti di gioia, quando si nomina Rutelli. Lo si capisce pure dalle parole di un ministro: «Non vedo alcun valore aggiunto» dall’eventuale operazione. «Berlusconi però valuta sempre ogni possibilità - si ribatte tra gli ex azzurri - e chissà che sul terreno delle riforme si possa instaurare una collaborazione anche con Rutelli». A spingere per un accordo immediato, invece, è Gianfranco Rotondi. «Ripeto da tempo che sarebbe stupido lasciarlo a metà del guado - sottolinea il ministro - perché siamo noi i suoi interlocutori principali: sbaglieremmo se non facessimo un tentativo, anche subito». E tra l’altro, fa notare un senatore Pdl, «sarebbe una mossa giusta per mettere i bastoni tra le ruote a Casini e indebolire eventuali colpi di testa di Fini, visto che si sussurrano spesso scenari a tre per il dopo Berlusconi».
Ma in attesa di capire cosa ne pensi il premier, che ieri ha tolto le bende, trascorrendo ad Arcore la prima giornata senza fasciature (l’immagine del suo volto sanguinante è finito invece su un centinaio di manifesti Pdl a Basiglio, nel Milanese), l’intervista di Rutelli anima il dibattito. A definire le sue dichiarazioni al Giornale «scandalose, oltre che incoerenti», è Paolo Ferrero, portavoce nazionale della Federazione della sinistra. Replica Linda Lanzillotta, esponente Api: «La sinistra non sa che trincerarsi in schemi logori e fallimentari come quello del multiculturalismo». Quella di Rutelli è una «visione condivisibile», afferma nel Pdl Margherita Boniver, a cui si aggiunge Osvaldo Napoli: «Un bell’esempio di realismo, buonsenso e lungimiranza». «Fa piacere che qualcuno si accorga che le idee della Lega siano valide», commenta Maurizio Fugatti, che da trentino ravvisa la contraddizione con la posizione tenuta da Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento e coordinatore Api, a cui «presto dovremo dare la tessera del Carroccio».
Nel frattempo - ancora nessuna conferma ufficiale sulla data del rientro a Roma (probabile il 12 gennaio, mentre oggi potrebbe recarsi dalla figlia Marina in Francia) - Berlusconi riceve di continuo ospiti a Villa San Martino, da dove coordina l’azione di governo in vista della ripresa, ritornando sul capitolo riforme: «Ci spero ancora, anche se la posizione di Bersani nel Pd mi sembra davvero debole». È un continuo andirivieni, da Angelino Alfano a Niccolò Ghedini (sul tavolo il dossier giustizia, con alcune possibili modifiche da apporre al ddl sul processo breve), da Mariastella Gelmini a Denis Verdini e Mario Mauro, a cui si aggrege Francesco Storace, per una «rimpatriata di tre ore». Con il leader della Destra, che riceve cravatte in regalo, si ribadisce l’alleanza per le Regionali.

E in attesa di un nuovo incontro tecnico con Verdini, Storace considera positivamente la possibile nomina di Daniela Santanchè a sottosegretario al Welfare: «Se Berlusconi ha deciso, non è giusto tenerla tra coloro che son sospesi». E le barricate dei finiani per il «no»? «La fine di An ha segnato pure la fine del monopolio su chi vi faceva parte».

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