Sabato negozi aperti? I comuni «rossi» mettono il divieto

A Milano il 25 aprile le saracinesche aperte per lo shopping. Per sabato 1 maggio nei comuni della provincia, invece, è il caos. Per favorire gli acquisti e dare slancio ai consumi le Associazioni degli esercenti hanno inoltrato le richieste di apertura in deroga alla legge regionale ai sindaci. Risultato: confusione totale. Aperture a macchia di leopardo. «La crisi, che non significa fermarsi, ma riflettere, ponderare e vendere – si acciglia Enrico Origgi, presidente dell’Associazione di Desio – è diventata una questione politica. Incredibile. Abbiamo solamente chiesto di consentirci un sabato lavorativo. Una giornata che i consumatori sono propensi a riempire la borsa della spesa. Eppure alcuni comuni ci hanno risposto picche». Il numero uno della categoria di esercenti che fa capo alla Confcommercio di Carlo Sangalli, non lo dice esplicitamente, ma dalle risposte pervenute sulla sua scrivania le scelte intraprese dalle amministrazioni pubbliche sembrano chiare. Dove in plancia di comando c’è una giunta di centrosinistra, il divieto è categorico. Tutti chiusi a «santificare la festa dei lavoratori».
In corteo con la bandiera rossa. A Bresso il sindaco Fortunato Zinni del Pd ha detto no e si affretta a spiegarne i motivi: «Non si è trattato di una scelta ideologica. Vorrei stabilire un calendario annuale concordato con i commercianti e gradirei sentire anche le associazioni dei consumatori». Peccato che la legge regionale consente proprio ai primi cittadini il potere discrezionale di decidere in materia. Deserto anche a Nova Milanese. Il sindaco Laura Barzaghi alla guida di una coalizione di centrosinistra ha posto il pollice verso. «Non vedo il problema – afferma – alla festa dei lavoratori i negozi sono sempre stati chiusi. Anche per quest’anno sarà così. Seppure si tratta di un sabato. In ogni modo non è un problema politico, salvo che si voglia strumentalizzare».
Facoltà di apertura a Seregno che, da decenni, vanta una spiccata attitudine commerciale. «Non trovo ci sia nulla di indecoroso a lavorare il primo maggio - spiega il sindaco leghista Giacinto Mariani – . Se i commercianti intendono sfruttare una giornata festiva per incrementare gli affari non sono certo io a doverglielo impedire. La normativa regionale me lo consente e quindi ho firmato l’autorizzazione». Sulla stessa lunghezza d’onda il collega di Desio Giampiero Mariani. «In un momento così difficile per le piccole imprese del commercio - chiarisce il sindaco - mi sembrava inopportuno respingere la richiesta dei commercianti. Quando la gente vuole lavorare io sono sempre d’accordo». Tutti aperti anche a Monza. Il sindaco leghista Marco Mariani è perentorio. «Si continua a dire che siamo in un periodo difficile per l’economia del Paese e allora perché mai dovrei vietare ai negozianti di lavorare? Bisogna lasciare la libertà agli imprenditori di fare quello che ritengono più opportuno per dare un impulso ai consumi». Dalla minoranza piovono critiche. «Devono capire – ironizza Mariani – che non siamo nella Russia di Stalin, ma in un Paese dove la libertà di intraprendere è garantita. Nella città di Teodolinda hanno alzato le barricate pure i sindacati della triplice».
Loro pensino a difendere i posti di lavoro. Invece di preoccuparsi se i negozi sono aperti o chiusi. Li ascoltiamo, ci mancherebbe altro, conclude Mariani.

Temporeggiano i sindaci delle roccaforti rosse, Giorgio Oldrini di Sesto San Giovanni e Daniela Gasparini di Cinisello Balsamo, seppure la sensazione è quella che preferiscano accogliere i cittadini alla celebrazione del 1 maggio, piuttosto che vederli indaffarati a fare compere in giro per negozi.

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