SACCO E VANZETTI, QUALITÀ SENZA PUBBLICO

Ben scritto, ben diretto, ottimamente fotografato, pregevolmente interpretato. A voler essere ironici, date queste premesse era abbastanza prevedibile che Sacco e Vanzetti (domenica su Canale 5, ore 21, lunedì su Retequattro ore 20.50) non incontrasse il favore di un pubblico sempre più distratto e in cerca di svago permanente, dal gusto artistico forse guastato (parliamone) a furia di assistere a una programmazione televisiva generalista che non sollecita granché il «gusto del bello» o perlomeno del «ben fatto» e non sollecita un senso critico in grado di distinguere ciò che vale la pena vedere. Morale: la miniserie in due puntate firmata da Fabrizio Costa e interpretata nei ruoli principali da Sergio Rubini ed Ennio Fantastichini ha raccolto scarsi ascolti in prima serata la domenica e ha così dovuto subire «l’onta» di vedersi retrocessa su Rete 4 il giorno dopo. E meno male che ne erano previste solo due puntate. Ne fossero state programmate di più, il pubblico intenzionato a vedersi ugualmente questa fiction di qualità avrebbe rischiato di doverla cercare affannosamente nei palinsesti come in una sorta di caccia al tesoro e gli stessi recensori sarebbero stati costretti a darne conto in questo modo: «Sacco e Vanzetti, fiction in quattro puntate, domenica su Canale 5 alle 21, lunedì su Retequattro alle 20.50, martedì su Italia Uno alle 2 di notte, giovedì sul digitale terrestre alle prime luci dell'alba». Vedrete che presto o tardi accadrà proprio così. Quanto capitato con questa fiction lascia qualche motivo di inquietudine per il futuro di una televisione che voglia proporre, in prima serata, qualcosa di professionalmente curato, dai temi impegnativi e sostanziosi come quello sollecitato dalla tragica vicenda di Sacco e Vanzetti. Occorre naturalmente rallegrarsi per il fatto che una fiction così raffinata sia stata progettata e mandata in onda dalla televisione commerciale, spesso più sensibile del servizio pubblico su temi sociali di grande importanza. E per non rischiare di trarre conclusioni pessimistiche generalizzate andrà ricordato che l’anno scorso una fiction come Borsellino ottenne, sempre su Canale 5, un ottimo riscontro di pubblico pur in presenza di un argomento non certo facile.

Resta il fatto che una buona fiction penalizzata dagli ascolti e subito tolta dalla rete di maggior seguito non è mai un buon segnale, perché crea un altro precedente negativo sul fronte del rapporto qualità-ascolti e rischia di far perdere volontà ed entusiasmo a chi vorrebbe mettere in circolo miniserie più ambiziose di quelle che circolano abitualmente. Forse sarebbe il caso che Mediaset, quando ha in programma prodotti di questo tipo, li sostenesse fin dal lancio promozionale con più forza e convinzione.

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