nostro inviato a Rimini
Maurizio Sacconi non entra nel merito della vicenda giudiziaria degli operai Fiom. Cosa pensa lo fa però capire indirettamente quando, dal Meeting di Rimini, dice di essere d'accordo «al 100 per cento» con Raffaele Bonanni. Domenica, sempre dalla kermesse ciellina, il segretario della Cisl aveva detto che la Fiat avrebbe fatto meglio ad applicare alla lettera la sentenza, anche perché con quel telegramma nel quale ha comunicato ai dipendenti che non intende avvalersi del loro lavoro fino allappello, ha fatto il gioco della Fiom. Per la proprietà transitiva, anche il ministro avrebbe preferito unaltra scelta da parte Fiat. «Sulla vicenda che riguarda alcune persone e per la quale ci sono processi giudiziari in corso - ha precisato più volte, rispondendo ai giornalisti che lo pressavano - non mi esprimo. Mi stupisco di coloro che si stupiscono della prima sentenza, sarebbe stata una novità una sentenza diversa». Ma le parole del sindacalista Cisl, le condivide in toto. Cosa pensa Sacconi, si capisce ancora meglio quando parla della Fiom. Anche in questo caso premette che non si sta riferendo alla vicenda specifica delle tute blu Cgil. E il motivo è lo stesso: cè un processo in corso e lui è un ministro. Però Sacconi spiattella - anche durante lincontro pubblico di ieri mattina al Meeting - quella che considera la vera questione politica. «Sono possibili ancora oggi boicottaggi della produzione, come avveniva negli anni Settanta?». Nel caso specifico i giudici dovranno stabilire «se cè stato o meno sabotaggio, io non sono in grado di dirlo. Però mi chiedo: può una minoranza di lavoratori impedire agli altri di lavorare avvicinandosi al carrello che alimenta le macchine e bloccando la produzione? Può esserci la possibilità da parte di una minoranza, ma io dico anche di una maggioranza, di bloccare il lavoro degli altri?». Su questo, accusa Sacconi, «non ho sentito la Fiom pronunciarsi».
Laccordo con Bonanni riguarda anche lappello del sindacalista ad una maggiore partecipazione dei lavoratori alla vita delle aziende, a partire dalla Fiat. Il Lingotto, per il ministro del Lavoro «deve concentrarsi sui suoi doveri, come hanno fatto i sindacati che hanno siglato laccordo per Pomigliano». Più che una critica alla dirigenza del gruppo automobilistico (al Meeting è molto atteso larrivo di Sergio Marchionne, in agenda giovedì), è una difesa estrema dellaccordo per la salvezza dello stabilimento di Pomigliano che, assicura, «potrà essere esportato, non tanto sulla base degli specifici contenuti dellaccordo, ma in forza di un metodo secondo il quale le parti si adattano alle diverse situazioni territoriali e aziendali».
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