Il sacerdote perfetto, ecco l’identikit del Papa

RomaBenedetto XVI apre oggi, festa del Sacro cuore, l’Anno sacerdotale, in occasione dei 150 anni della morte del santo curato d’Ars Giovanni Vianney. E ieri è stata resa nota la lettera che il Papa ha scritto ai preti di tutto il mondo tracciando l’identikit del sacerdote, modellato sulla figura del curato d’Ars. Un prete umile ma consapevole del suo grande compito, che cerca di uniformarsi in tutto a Cristo e aspira alla santità di vita; uomo di preghiera profonda ma presente tra la gente; ricco per dare agli altri e povero per se stesso; attento nella celebrazione della messa, capace di mostrare a tutti il volto misericordioso di Dio nella confessione. Sottolineando che il prete deve essere casto e fedele all’impegno del celibato, Benedetto XVI ha modo così di rispondere indirettamente alle più recenti richieste di rivedere l’antica norma: proprio due giorni fa il cardinale di Vienna Cristoph Schönborn ha consegnato in Vaticano una petizione di un gruppo di cristiani austriaci che ne chiedono l’abolizione, mentre giungono notizie dall’Africa dell’attività del vescovo sposato e scomunicato Emmanuel Milingo e mentre il cardinale Martini, intervistato da Scalfari su Repubblica, mette proprio quello del celibato dei preti tra i problemi «non più oltre rinviabili» che la Chiesa dovrebbe affrontare.
Nella lettera Papa Ratzinger manifesta la sua vicinanza a tutti i sacerdoti del mondo, che «pur tra difficoltà e incomprensioni, restano fedeli alla loro vocazione: quella di amici di Cristo». Ricorda i preti «a volte anche perseguitati fino alla suprema testimonianza del sangue». Ma non dimentica le situazioni «mai abbastanza deplorate, in cui è la Chiesa stessa a soffrire per l’infedeltà di alcuni suoi ministri». Un riferimento ai recenti casi di pedofilia, dai quali, il mondo trae «motivo di scandalo e di rifiuto».
Poi presenta la figura del curato d’Ars e la grandezza del compito del sacerdote, al quale, scriveva Giovanni Vianney «Dio obbedisce: egli pronuncia due parole e nostro Signore scende dal cielo alla sua voce e si rinchiude in una piccola ostia». Il prete, scrive ancora il Pontefice, deve collaborare con i laici, rispettare il loro ruolo specifico nella missione della Chiesa, ascoltare il loro parere. Così come deve celebrare con attenzione e partecipazione la messa: «Mio Dio, come è da compiangere – diceva il curato d’Ars – un prete che celebra come se facesse una cosa ordinaria».


Un accento particolare, infine, è messo nella confessione e nel sottolineare la misericordia di Dio di cui il sacerdote è tramite: «Se qualcuno era afflitto al pensiero della propria debolezza e incostanza, timoroso di future ricadute, il curato gli rivelava il segreto di Dio con un’espressione di toccante bellezza: “Il buon Dio sa tutto. Prima ancora che voi vi confessiate, sa già che peccherete ancora e tuttavia vi perdona. Come è grande l’amore del nostro Dio che si spinge fino a dimenticare volontariamente l’avvenire, pur di perdonarci!”».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica