"Bisogna chiudere". E "polemiche zero". Poche parole nello stile asciutto di Giuseppe Sala, l’ex direttore generale del Comune (dopo una vita nel privato), chiamato al capezzale di Expo. Sul tavolo il masterplan. "Dobbiamo associare i contenuti ai padiglioni".
Ingegner Sala lei è un manager navigato, ma la matassa è ben aggrovigliata.
"Troppo tempo è passato dall’assegnazione dell’Expo. Così è difficile risolvere i problemi".
A che punto siamo con i terreni di Rho-Pero?
"Magari a dirlo mi porto male, ma sono ottimista. Vedo buoni segnali. Forse la prossima settimana".
C’è chi dice che l’Expo va spostata.
"Impossibile spostarla".
Quale dovrà essere il futuro delle aree?
"Parco bioclimatico, Rai e residenziale".
È sul residenziale che ci si scontra.
"Possiamo discutere se è troppo o troppo poco, ma è inevitabile. Come è inevitabile se il nostro conto economico vada fatto anche con le ricadute post Expo".
Ballano un bel po’ di soldi.
"Per andare a pari ci vogliono un miliardo e mezzo di euro. Tanti, ma ce la si può fare".
I 20 milioni di visitatori sembrano un miraggio.
"Ci vuole marketing. Nelle scuole ci sono 8 milioni di alunni. Cominciamo a interessarli con un gioco il cui premio sia una visita all’Expo. E poi la terza età".
I milanesi?
"Oggi sono un fidanzato deluso. Dobbiamo creare a gennaio un grande "Expo day" in città per rilanciare l’interesse. Con pochi politici e tanti cittadini".
Lunedì Moratti, Formigoni e Podestà si incontreranno.
"Devono permetterci di lavorare. E da gennaio cominciare a chiudere i contratti con i Paesi".
Expo è in ritardo. Il Bie è preoccupato.
"Il governatore Arnold Schwarzenegger ha già candidato la California per il 2020. E almeno altri due vogliono correre".
Lei si è inventato la messa del Papa a Rho-Pero. Ma i terreni ancora non ci sono.
"È stato un attimo di follia".
Berlusconi cita spesso Erasmo da Rotterdam, per governare un po’ di follia ci vuole.
"La messa per la Giornata della famiglia sarà un evento da un milione di persone con tivù da tutto il mondo. Serve a creare una grande alleanza con la Chiesa".
Serve una benedizione?
"Potremo collaudare l’area e soprattutto mettere con le spalle al muro chi crea problemi".
Vuol fare il duro?
"Potrò dire loro: 'Non vorrai mica farci far brutta figura, deve arrivare il Papa' ".
Lei vorrebbe polemiche zero, ma come si fa? Intorno all’Expo sembra c’è una febbre che non passa.
"Con una gestione trasparente ce la si può fare".
Un’altra idea per convincere la gente a venire?
"A Shanghai chiudono tutto alle 8 di sera. Noi dovremo tenere aperto. Ci vorranno eventi, concerti, ma anche ristoranti aperti, bar. E poi pacchetti turistici. E tanta tecnologia. Facciamo giocare su internet il visitatore".
L’immagine dell’Italia è sempre mangiare e bere.
"È una nostra eccellenza che tutti ci riconoscono. Non ci vedo niente di male. Perché non venire a Milano per assaggiare le cucine del mondo?".
Perché l’Expo è importante?
"È l’unico grande evento che si organizza in Italia nei prossimi anni. Non sarà la panacea di tutti i mali, ma va nella direzione del rilancio".
Come si cambia rotta?
"Contributi dall’esterno, ma una governance forte".
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