Saltano i vertici Aci: «Troppi 9 consiglieri»

Saltano i vertici Aci: «Troppi 9 consiglieri»

Saltano i vertici dell’Aci Milano. Troppi, nove consiglieri, quando la legge fissa un tetto massimo di cinque. Il Tar, infatti, ha accolto il ricorso presentato da una socia dell’Automobile club, e ha congelato le poltrone del Consiglio direttivo eletto nel 2010. A farne le spese sono anche il presidente Carlo Edoardo Valli e - tra i nove consiglieri - Geronimo La Russa (figlio dell’ex ministro della Difesa) e Eros Maggioni (compagno dell’ex ministro Brambilla). Corso Venzia, ora, rischia il commissariamento. In attesa di un ricorso che verrà immediatamente presentato al Consigilo di Stato, sarà il ministro per il Turismo Piero Gnudi a decidere sul destino a breve dell’Ente.
Alla fine, a colpire l’Aci Milano non sono state né le inchieste della procura di Monza e di quella di Milano, e nemmeno un altro ricorso al tribunale amministrativo, in relazione alle elezioni per il rinnovo delle cariche di due anni fa, quando la bufera scoppiò dopo che la «Lista per la Trasparenza» era stata esclusa per irregolarità formale, e al voto si era presentata una lista sola. Che, ovviamente, vinse a mani basse. In questo caso, il nodo sta tutto nell’artilo 6, comma 5 del decreto legge 78 del 2010, secondo cui «tutti gli enti pubblici, anche economici, e gli organismi pubblici, anche con personalità giuridica di diritto privato, provvedono all’adeguamento dei rispettivi statuti al fine di assicurare che, a decorrere dal primo rinnovo successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto, gli organi di amministrazione e quelli di controllo, nonché il collegio dei revisori, siano costituiti da un numero non superiore, rispettivamente, a cinque e a tre componenti».
«Una decisione inattesa», è il commento che arriva da Corso Venezia. Sei mesi fa, l’Aci aveva chiesto un parere al Consiglio di Stato, il quale in sostanza aveva dato ragione all’Ente. In sintesi, gli organi dell’Automobile club non farebbero parte di quegli organismi soggetti per legge alla riduzione del numero dei consiglieri. Ma ora, i giudici di via Corridoni dicono il contrario. E azzerano tutto. «La nullità della nomina del presidente di AC Milano - si legge nella sentenza - deriva dall’essere stato nominato da un organismo inesistente, in quanto a sua volta nominato con atto nullo». Allo stesso modo, «è un voto invalido» quello del «presidente di AC Milano in seno all’assemblea dei soci di Sias» (la società che gestisce l’autodromo di Monza), il cui consiglio di amministrazione non viene però toccato dalla sentenza del tribunale aministrativo. Ad ogni modo, un gran pasticcio.
L’Automobile Club Milano fa sapere che «i consiglieri non hanno fatto altro che prendere parte, attraverso una regolare presentazione di candidatura, alle elezioni che prevedevano la formulazione del nuovo Consiglio.

Rispettando la decisione del Tar e sottolineando che i componenti del Consiglio di AC Milano non ricevono alcun tipo di emolumento, comunichiamo di aver incaricato i nostri legali ad attivarsi per tutelare l’Ente e per fare chiarezza sull’intera vicenda e, qualora se ne ravvisasse la necessità, di essere pronti a chiedere nuove elezioni».

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