Il dramma autismo e un futuro d'incognite L'incubo di restare soli

Ecco cosa accade quando il soggetto compie 18 anni. Gli alti costi delle poche strutture

Riccardo Cervelli

Nei primi anni di vita, il bambino sembra non reagire alle voci. Preoccupati che il figlio abbia problemi di udito, i genitori lo portano da un otorino. Nella maggior parte dei casi il medico si rende conto che il problema non rientra nel suo campo e consiglia una visita dal neuropsichiatra infantile. Quindi, la diagnosi: autismo. In questo caso di una delle sue forme più gravi. Da anni l'Oms ha invitato a parlare di Autism spectum disorders (Asd), Disturbi dello spettro autistico. In comune, che ne è affetto ha problemi di comunicazione, di interazione sociale e tende ad avere interessi ossessivi e comportamenti stereotipati. Oggi si suddividono gli autistici in due categorie: a «basso funzionamento» o «alto funzionamento».

In entrambi i casi la vita di queste persone, e delle loro famiglie, non è facile. Di solito i bambini autistici ad alto funzionamento vengono avviati ad attività analoghe a quelle degli altri loro coetanei, «ma le scuole spiega Milena Tacconi, mamma di Matteo, un bellissimo ragazzo di 14 anni affetto da autismo a basso funzionamento - non sono preparate ad accogliere i soggetti autistici, neanche ad alto funzionamento, che sono spesso presi di mira da atti di bullismo proprio perché con gravi problemi di interazione sociale». Se sui problemi che circondano l'autismo ad alto funzionamento c'è ancora molto da fare, ancora di più ce n'è su quello a basso funzionamento. Chiuse nel loro mondo interiore, e incapaci di comunicare perfino i loro problemi più quotidiani, queste person avranno la necessità di qualcuno che si occupi di loro per tutta la vita, anche quando i genitori non ci saranno più. «Per i ragazzi che non hanno ancora compiuto 18 anni continua Milena Tacconi esistono strutture pubbliche che li ospitano nelle ore diurne o dal lunedì al venerdì. Inoltre, fino al raggiungimento della maggiore età i ragazzi sono seguiti dai neuropsichiatri infantili. Poi perdono questo prezioso supporto. Ma, soprattutto, diventano rarissimi i centri dove gli adulti autistici possono vivere in maniera dignitosa, seguiti da specialisti, anche se i loro genitori non ci sono più».

Nascono così progetti autogestiti dai genitori. Come «La casa di Teo», sulla quale sta lavorando l'Associazione Amici di Teo Onlus. Si tratterà di un luogo destinato a una decina di adulti autistici, dove gli ospiti possano vivere nel rispetto delle loro esigenze individuali e che stabilisca un'interazione con il territorio.

Un'iniziativa ambiziosa, che potrebbe anche stimolare una maggiore attenzione dai parte delle istituzioni verso l'autismo adulto.

Maggiori informazioni sul progetto e sulle iniziative dell'associazione sono disponibili sul sito Internet www.amiciditeo.it.

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