Epilessia, peggiorate le crisi in molti pazienti durante il lockdown

Un sondaggio condotto dalla Fondazione Lega Italiana contro l'Epilessia ha fotografato una realtà complessa

Epilessia, peggiorate le crisi in molti pazienti durante il lockdown

La fascia di età principalmente interessata è quella pediatrica e la maggior parte dei casi vede il suo eserdio entro i 20 anni. In Italia, dove si stimano circa 30mila diagnosi l'anno, la possibilità di soffrire di almeno un episodio nel corso della vita è pari all'8%. L'epilessia, provocata da un'alterazione abnorme dell'attività elettrica di alcuni neuroni generalmente localizzati a livello della corteccia cerebrale, è una sindrome caratterizzata dalla ripetizione di crisi epilettiche. Esse comprendono una serie di manifestazioni facilmente riconoscibili. Durante un attacco, infatti, possono verificarsi temporanee perdite di coscienza, alterazioni psichiche e motorie e spasmi o contrazioni della muscolatura scheletrica di tipo convulsivo. Le crisi epilettiche muscolari si distinguono in: miocloniche (spasmi di lieve entità), toniche (contrazioni più intense) e toniche/cloniche. In quest'ultimo caso violenti spasmi muscolari sono seguiti dal rilassamento della muscolatura stessa.

Gli attacchi epilettici insorgono nei cosiddetti 'foci epilettogeni'. Grazie alla presenza di neuroni sani che li circondano e che tendono a inibire o a neutralizzare le scariche elettriche anomale, essi possono rimanere silenti per molto tempo. I sintomi si manifestano nel momento in cui l'attività di questi neuroni viene annullata, con il conseguente superamento della soglia di convulsività. Non esiste una sola forma di epilessia. Ne sono stati documentati e descritti ben 150 tipi, classificabili in parziali e generalizzati. Per quanto riguarda i primi, il focus epilettogeno interessa solo un emisfero cerebrale. I segni clinici possono essere più o meno violenti a seconda della semplicità o della complessità degli attacchi. I neuroni che provocano le crisi nella seconda tipologia, invece, interessano entrambi gli emisferi cerebrali.

Le cause dell'epilessia sono varie. Tra queste rientrano le alterazioni congenite che solitamente si instaurano durante lo sviluppo del sistema nervoso centrale e spesso sono la conseguenza del consumo di alcol e di droga durante il periodo gestazionale. Occhi puntati anche sui traumi cranici che generano una forma epilettica immediata. Particolarmente pericolosi sono quelli ostetrici dovuti all'applicazione del forcipe o alle compressioni subite dal cranio nei parti prolungati. Da non sottovalutare, poi, i tumori cerebrali, l'ischemia dei vasi cerebrali, ovvero un ridotto apporto di sangue al cervello e l'anossia alla nascita. Si tratta di difficoltà respiratorie tipiche del travaglio. Infine l'epilessia può essere l'esito di danni indotti da malattie infettive, in particolar modo quelle della prima infanzia (morbillo, varicella, rosolia).

Circa il 40% delle persone affette da epilessia (2 soggetti su 10) ha manifestato un peggioramento delle crisi durante il periodo di lockdown. Il dato emerge da un sondaggio condotto su mille partecipanti dalla Fondazione Lega Italiana Contro l'Epilessia (LICE). L'emergenza Coronavirus ha sconvolto la quotidianità dei pazienti. Il 46,9% di essi ha dichiarato di aver dormito male, il 19% ha sofferto di qualche sintomo depressivo e oltre la metà del campione ha lamentato un disturbo di ansia. Gli esperti sono, altresì, consapevoli della minore assistenza riservata in un momento storico così complesso. Il 37% degli intervistati ha lamentato problemi nella gestione della malattia. Molti hanno dovuto rinunciare al controllo neurologico di routine.

A ciò si aggiunge anche la difficoltà di accesso ai farmaci. Giovanni Assenza, consigliere MacroArea LICE Lazio-Abruzzo, sottolinea tuttavia che non tutta l'assistenza è andata persa. Il 71% degli individui ha mantenuto un contatto telematico con il proprio specialista.

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