Ne soffre il 2-4% della popolazione, in particolare donne di età adulta, 20-60 anni, con picchi verso i 25-35 e i 45-55 anni. Stiamo parlando della fibromialgia, una sindrome reumatica idiopatica caratterizzata da aumento della tensione muscolare, dolore ai muscoli, ai tendini e ai legamenti e altri distubi associati, sia di natura fisica che psichica. Al momento della visita la sensazione algica si acuisce se viene esercitata una pressione su alcuni punti specifici, i cosiddetti "tender points".
In passato la malattia era conosciuta con altri nomi. Nel 1904, ad esempio, il neurologo William Richard Gowers, pensando che si trattasse di una infiammazione muscolare, la definì fibrosite. Fu il medico italiano Federico Sicuteri che, comprendendo meglio le dinamiche cliniche della fibromialgia e appellandola "panalgesia" dal greco "pan" ossia "tutto" e "algesia" ovvero "dolorabilità", la sottopose all'attenzione al Collegio della IASP. Ad esso spettò il merito di riconoscere la dignità della malattia e di ribattezzarla con il termine anglofono "fibromyalgia". Oggi di questa sindrome, nonostante i passi avanti fatti dalla scienza, si sa ancora poco. Scopriamo qual è la sua eziologia e in che modo si manifesta.
Le cause della fibromialgia
Fino a non molto tempo fa si riteneva che la fibromialgia fosse un disturbo mentale e che il paziente, visto come un ipocondriaco, amplificasse l'intensità della sintomatologia. Esclusa l'eziologia prettamente psichica, attualmente le cause della sindrome non sono completamente note, tuttavia prende sempre più piede l'ipotesi di una sua genesi multifattoriale. Ciò significa che a scatenare la malattia è un evento o un trauma fisico oppure psichico.
In particolare sono cinque i fattori predisponenti: stress fisico/emotivo, alterazioni del livello dei neurotrasmettitori, disequilibrio ormonale, infezioni e predisposizione genetica. Per quanto riguarda il fattore stress, si è constatato che le tensioni psicologiche e i traumi fisici (colpo di frusta, interventi chiurgici) aumentano il rischio di sviluppare la fibromialgia. Il paziente fibromialgico spesso soffre anche di sindrome del colon irritabile, del disturbo post traumatico da stress e di depressione.
Alla base delle alterazioni del livello dei neurotrasmettitori, invece, vi sono episodi di intensa tensione endogena o esogena che influiscono in maniera negativa sulla corretta funzionalità di serotonina, noradrenalina, dopamina, Gaba e di altri neurotrasmettitori. L'alterazione di serotonina e di noradrenalina, ad esempio, provoca un'iperattività del sistema nervoso neurovegetativo, con conseguente deficit di irrorazione sanguigna a livello muscolare. Ciò si traduce in stati tensivi e dolorosi.
Alcuni studi hanno poi dimostrato che nella genesi della patologia sono coinvolti alcuni disequilibri ormonali, come le perturbazioni dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene e quelle dei neurotrasmettitori che regolano il sonno. Una particolare attenzione è rivolta, altresì, alle infezioni che sembrano innescare e/o aggravare le manifestazioni: mononucleosi infettiva, sindrome da contaminazione batterica del tenue, morbo di Lyme. Infine, il fattore predisposizione genetica non è stato ancora ben approfondito. Si ritiene che la fibromialgia possa essere l'esito di mutazioni genetiche del sistema serotoninergico, dopaminergico e catecolaminergico.
Sintomi e diagnosi della fibromialgia
I sintomi principali della fibromialgia sono le sensazioni di dolore (articolazioni, muscoli) e di tensione localizzate in punti focali chiamati "tender points", ovvero specifici siti corporei che, se toccati, innescano un'algia circoscritta. Alla dolorabilità si associano anche fenomeni quali prurito, formicolii, intorpidimento, ipersensibilità della pelle, vampate di calore.
Non mancano, poi, alterazioni della qualità del sonno e problematiche psichiche come depressione, ansia, difficoltà di concentrazione. Poiché la fibromialgia è una sindrome complessa, le manifestazioni non si esauriscono qui. Un paziente, infatti, può accusare anche:
- disturbi urinari;
- disfunzioni gastrointestinali;
- secchezza di occhi, bocca e pelle;
- vestibolite;
- acufeni;
- maggiore sensibilità di vista, udito e olfatto;
- intolleranza al caldo e/o al freddo;
- alterazioni dell'equilibrio;
- metereopatia.
La diagnosi si basa essenzialmente su un'approfondita anamnesi e sulla palpazione dei già citati tender points. In tutto sono diciotto e sono localizzati nella zona anterione del collo, all'altezza del cervelletto, dietro le spalle, all'altezza dei gomiti e delle ginocchia, sopra le natiche e ai lati (in basso) di queste ultime.
La cura della fibromialgia
L'approccio terapeutico della fibromialgia è ampio e deve tenere in considerazione l'età del paziente, l'entità del disturbo e le sue eventuali recidive. Il malato fibromialgico potrà quindi essere indirizzato verso una tra le seguenti terapie:
- terapia farmacologica: si basa sulla somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei, miorilassanti, antidepressivi SSRI, antiepilettici;
- terapia fisica: TENS, ionoforesi, termoterapia;
- terapia cognitivo-comportamentale: è essenziale per controllare l'ansia associata alla sindrome e per imparare a convivere con quest'ultima;
- terapia non farmacologica: sono caldamente consigliate sessioni di yoga, training autogeno, stretching, ipnosi.
Sebbene la fibromialgia non sia una patologia degenerativa o mortale, è caratterizzata dalla fluttuazione dei sintomi.
Ciò significa che chi ne soffre deve essere informato sui momenti in cui essi tendono ad esacerbarsi, ovvero: in fase premestruale, in autunno, in primavera, in presenza di eccessiva umidità, in caso di disfunzioni tiroidee e nei periodi di maggiore stress.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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