Un iter personalizzato e d'appoggio ai farmaci contro la fibromialgia

Esiste un approccio in grado di coniugare la scienza con l'atteggiamento mentale

Riccardo Cervelli

Non permettere che la fibromialgia abbia la meglio sulla vita di chi soffre di questa patologia. Una possibilità la spiega nel suo libro La tua svolta al dolore (edizioni Tecniche Nuove) il fisioterapista, osteopata e coach Paolo Valli. La strada proposta verso questo obiettivo non ha nulla di miracolistico, ma passa attraverso una conoscenza della fisiologia del dolore, un cambio di atteggiamento, l'adozione di uno stile di vita progressivamente più attivo, una corretta alimentazione e un riposo ristoratore.

«La fibromialgia è una patologia caratterizzata da una sensazione di dolore diffuso in tutto il corpo - spiega Valli -: inoltre, la persona prova senso di stanchezza e tendenza al rapido affaticamento. Pian piano il paziente riduce le proprie attività motorie e comincia a soffrire di disturbi del sonno, della memoria e dell'intestino. Circa un terzo di chi ha una diagnosi di fibromialgia è colpito anche da una depressione secondaria, come conseguenza della riduzione della vita sociale».

Non si conoscono ancora le cause più profonde della fibromialgia, ma si sa che i suoi sintomi sono causati da un mal funzionamento del circuito che regola il dolore. «Si registrano spiega l'esperto picchi più alti di neurotrasmettitori che facilitano la trasmissione del dolore e una riduzione di quelli destinati alla sua inibizione». Spesso, in presenza di questi sintomi, i pazienti si sentono dire che devono limitarsi a sopportare. In molti casi vengono prescritti farmaci che servono a controllare il dolore, a regolare i livelli dei neurotrasmettitori e a decontrarre la muscolatura.

L'approccio proposto da Valli, non si contrappone a quello farmacologico classico. Il paziente deve essere parte attiva del programma di cura. Si parte da una spiegazione del circuito del dolore cronico e della fibromialgia. Quindi segue un «lavoro sull'atteggiamento, spostando il centro dell'attenzione non tanto sul combattere il dolore quanto sul raggiungimento di obiettivi di vita motivanti». Già in sé, questo passo è in grado di interferire sul normale circuito del dolore, che è bene ricordarlo, è regolato dalle stesse sostanze chimiche che nel nostro cervello regolano tono e umore.

Di importanza fondamentale è poi il movimento. «Si può partire dal compiere attività a basso impatto, come quelle di casa o il camminare per brevi tratti, fino a riprendere a utilizzare una bicicletta o a correre». Rispetto alla dieta spiccano le raccomandazioni a ridurre e a controllare l'assunzione di quei cibi che possono creare reattività nel nostro organismo, che alimentano i processi infiammatori e autoimmuni e che sensibilizzano il sistema nervoso. Nella maggior parte dei casi si tratta di glutine, latticini, lieviti, alimenti conservati, ecc. Da evitare anche comportamenti alimentari che potrebbero portare ad un aumento di zuccheri nel sangue e a una resistenza insulinica. Ma il tutto va studiato e cucito su ogni paziente».

C'è poi il sonno non disturbato: esso ha un ruolo fondamentale per molte attività metaboliche e per restituire al corpo normali livelli di energia. Tutti questi passaggi diventano un percorso guidato nel libro di Paolo Valli.

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