Ospedali a misura malato

Nei prontosoccorsi devono scomparire le attese di ore su decine di barelle

Luigi CucchiÉ tempo di bilanci. Ci scambiamo gli auguri: la salute è in primo piano. Migliaia di malati giacciono in un letto alimentati dalla speranza. La nostra sanità è tra le migliori al mondo. Abbiamo autentici modelli di eccellenza. Molto è stato fatto. Con i livelli essenziali di assistenza (entrati in vigore nel 2002) si è cercato di uniformare le prestazioni sanitarie in tutte le regioni. Nel primo semestre 2015 il volume di attività erogata negli ospedali si attesta a 21.7 milioni di giornate per acuti in regime ordinario e 1.6 milioni di accessi in regime diurno. Ogni anno circa 24 milioni di italiani vengono curati nei dipartimenti di urgenza. L'attività sanitaria del Pronto Soccorso è diventata negli anni sempre più complessa e articolata: ormai molti pazienti trovano risposta al loro problema già nei reparti d'urgenza, dove vengono curati e dimessi senza bisogno di ricovero. La figura del medico d'emergenza-urgenza è stata riconosciuta in Italia solo nel Duemila, negli Stati Uniti l'Emergency medecine esiste dal 1968. Le difficoltà sono state tante per questa nuova società scientifica, da un punto di vista culturale e politico e la specialità ha faticato a decollare, non ultimo per l'opposizione degli altri specialisti, soprattutto gli anestesisti, che hanno organizzato manifestazioni per ostacolare questa specializzazione.La principale causa di ricorso all'ospedalizzazione in regime ordinario, pur non costituendo una condizione patologica, è rappresentata dal parto con 136.348 dimissioni per parto naturale e 72.984 per parto cesareo senza complicanze, sempre nel primo semestre 2015. Escludendo il parto, le principali cause di ospedalizzazione sono riconducibili a patologie cardiovascolari, insufficienza cardiaca e shock, edema polmonare e insufficienza respiratoria. Ancora oggi il paziente non ha un ruolo centrale nel mondo ospedaliero, è considerato più un numero che un individuo sofferente che necessita di cure. É per sua natura fragile, colmo di ansie, merita cure tempestive e non lunghe attese nelle astanterie degli ospedali abbandonato su una barella spesso per ore assieme ad altre decine di sventurati. Ad eccezione degli infartuati che necessitano di cure tempestive e forse di una angioplastica, molti pazienti sono costretti ad attendere a lungo prima ancora di avere un codice. Il triage infermieristico di accettazione spesso è inadeguato alle richieste. La lotta al dolore negli ospedali è una conquista solo recente e non diffusa. Sono ancora rari gli esperti in logistica. Coloro che sanno movimentare i flussi sia dei pazienti, sia dei farmaci e delle merci. Il passaggio del finanziamento degli ospedali da pie di lista, cioè per le spese sostenute nell'anno precedente, al conteggio in base ai servizi erogati (drg) ha tolto spazio ai medici per la diagnosi e le cure, trasformandoli in tanti burocrati alle prese con le cartelle ed i codici amministrativi. Anche i medici, per volere di amministratori troppo spesso inadeguati, di nomina politica, sono ora dei numeri. Frustrati, in crisi di identità, sotto organico, costretti, anche non più giovani, a turni di guardia stressanti diurni e notturni, vissuti sotto la minaccia di una denuncia.

La medicina difensiva è un angoscia per i medici che avvertono il rischio reale di dover affrontare interminabili diatribe legali. Per questo gli esami diagnostici si moltiplicano. Molti pazienti anziani hanno nostalgia del contributo assistenziale delle suore e delle crocerossine.

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